Cultura e Spettacoli

Tavernier: ecco l’inferno delle adozioni

Il regista: «In Piccola Lola c’è amore e avventura»

Maurizio Cabona

da Terni

Le acciaierie languono dove Walter Ruttmann girò un classico come Acciaio. A Terni cede la siderurgia, ma resiste la cinematografia con «Cinema &/è lavoro», festival di film sul lavoro e di film sugli attori. Ma anche di buoni film e basta, a giudicare dalla presentazione ieri della Piccola Lola di Bertrand Tavernier (uscirà il 17 giugno).
Signor Tavernier, lei racconta l’amore coniugale. Credevo che non avrei mai visto la fedeltà in un film francese!
«Non è la prima. Ma è la prima coppia fedele francese ad arrivare in Cambogia per un’adozione».
Quella di Emmanuelle arrivava in Thailandia per una seduzione.
«Avevo scelto il Vietnam, ma poi il Vietnam ha vietato le adozioni da parte di stranieri».
Amore ed esotismo, dunque.
«Cinquant’anni fa La piccola Lola sarebbe stato presentato come “un grande film d’amore e d’avventura”».
L’amore consolidato però corre sottotraccia.
«Ma dovevo renderlo subito percepibile. Per questo, già all’aeroporto di Phnom Penh, Isabelle Carré perde l’indirizzo dell’albergo. Jacques Gamblin la sgrida, ma - nel suo rimprovero - affiora l’intimità con certe disattenzioni».
Lei aveva un modello?
«Due. Gabin nell’Angelo del male di Renoir, quando - con un solo gesto - mostra un decennio d’intimità con la locomotiva. E Mastroianni nei Compagni di Monicelli, quando - con la sua andatura - mostra una lunga milizia socialista».
Nella Piccola Lola c’è più sesso che nei suoi altri film.
«Filmare il sesso m’imbarazza. Ma serviva per far vedere che l’amore era ancora forte abbastanza per affrontare organizzazioni criminali, corruzione, caldo, sudore, ricordo del genocidio dei khmer rossi...».
Lei vinse l’Orso d’oro con L’esca, ma La piccola Lola non è andato al festival di Berlino.
«Più i direttori dei grandi festival lamentano la crisi d’ispirazione nel cinema, più film accettano!».
E allora lei non ci va più?
«A Berlino, a Cannes o a Venezia, per essere esauriente, un critico dovrebbe vedere quattordici film al giorno! I giurati sono messi a premiare chi li aveva premiati. O tentati dal non premiare chi non li aveva premiati! Accade anche che un regista alla testa di una giuria debba decidere se premiare il film dello stesso produttore che dovrà finanziare i suoi!».
Dunque?
«Meglio i festival tematici, come Terni. E come Bologna e Pordenone».
Che recuperano il cinema di ieri. Lei presiede la cineteca di Lione...
«... Abbiamo adesso restaurato i maggiori film di Michael Powell...».
... Quelli appena presentati a Cannes?
«Sì. E Canal Plus ne farà uscire i dvd in autunno, dopo gli otto titoli - prodotti dalla Ealing - di Hamer, Cavalcanti e Mackendrick».


Ci fosse un festival da inventare, che tema proporrebbe?
«Ne propongo due: le sceneggiature e le colonne sonore».

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