Roma

Taxi, l’accordo di agosto è appeso a un filo

Daniele Petraroli

Sono serviti 18 giorni al Comune per capire che l’accordo firmato il 30 agosto non può funzionare. Che i turni integrativi che dovevano portare a 2.500 i taxi in circolazione («È una rivoluzione», tuonò il Veltroni trionfante) rimarranno sulla carta come optional per gli autisti diligenti. Che l’agitazione delle auto bianche è tutt’altro che scongiurata visto che la partita ora si sposta sull’adeguamento delle tariffe.
A dieci giorni dal via, infatti, rischia addirittura di saltare quell’accordo. L’ultimatum è del presidente del 3570 Loreno Bittarelli: «Se entro il primo ottobre non avremo certezze riguardo alla nostra richiesta di adeguamento delle tariffe, ci sentiremo liberi di considerare nulli tutti gli accordi sottoscritti sino a oggi per inadempienza da parte dell’amministrazione comunale». La questione, quindi, si sposta sui tassametri. «È dal 2001 che i prezzi sono fermi - continua Bittarelli -. Il Campidoglio continua a non mantenere le promesse. L’adeguamento era già presente nel protocollo d’intesa del 6 luglio 2004. A fronte di nuove 300 licenze, poi diventate 450 (vetture che però inizieranno a circolare solo a gennaio Ndr), il Comune si era impegnato a realizzare 360 chilometri di corsie preferenziali e ad aumentare i nostri prezzi. A oltre due anni di distanza non hanno fatto nulla». Poi la minaccia: «Finora siamo stati tranquilli ma adesso senza certezze sulle nuove tariffe siamo pronti a far saltare tutto. In fondo vogliamo semplicemente sia applicato l’adeguamento Istat del settore trasporti».
Storia simile sul controllo delle macchine in servizio. L’assessore Calamante insiste: «Dobbiamo sapere quante e quali sono». Per questo dal Campidoglio si pressa sindacati e cooperative per far installare un qualche strumento per sapere quando e come l’auto bianca lavora. Eppure di tutto questo durante le estenuanti riunioni di fine agosto per arrivare alla firma non se ne è mai parlato. «Si era ipotizzato sì un monitoraggio sui turni integrativi - spiega ancora Bittarelli -. Ma noi pensavamo a un comitato composto da tassisti, associazioni di consumatori e Comune. Loro, invece, vorrebbero una sorta di Grande Fratello. Siamo lavoratori autonomi che svolgono un servizio pubblico. Altrimenti il Comune ci assuma e ci faccia diventare lavoratori pubblici. A quel punto siamo disposti ad accettare anche le telecamere». È muro contro muro, dunque. A queste condizioni nessuna intesa sui controlli appare possibile. «Siamo assolutamente contrari a ogni tipo di tecnologia - continua Bittarelli -. Anche perché non serve. Per quale motivo un tassista dovrebbe non lavorare quando è di turno? Ha tutto l’interesse ad avere uno stipendio più alto. Al limite, dopo i sei mesi di sperimentazione, potremo ritrovarci intorno a un tavolo e vedere se i taxi erano adeguati alle esigenze. In caso contrario potremo ritoccare l’accordo». Identica la posizione di Unica Cgil e Cna taxi. «Nessun Grande Fratello - commenta Maura Tirillò, presidente della Cna -. E comunque un primo controllo è possibile tramite i varchi Ztl visto che le nostre targhe sono tutte registrate».
Da parte del Comune, però, la chiusura è totale. «Sull’aumento delle tariffe non si può accettare nessun baratto - è la risposta del consigliere comunale dell’Ulivo Massimiliano Valeriani -. Senza un sistema di controllo, poi, l’accordo sottoscritto è un bel testo e basta». Ancora più duro Donato Robilotta, capogruppo in Regione della RnP: «Un’eventuale aumento delle tariffe dei taxi sarebbe una beffa anche perché il tentativo della tiepida liberalizzazione fatta da Bersani avrebbe dovuto avere come obiettivo l’abbassamento dei costi.

Se, poi, i tassisti invece che fare un servizio pubblico vogliono fare un lavoro autonomo essere liberi e non avere nessun controllo, basta eliminare la licenza e il problema è risolto».

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