I progressi di mister Capello sono sotto controllo costante. Non solo sul campo ma, anche, con linglese. I tabloid hanno già esultato: «Ha imparato le parolacce». Forse anche grazie ai suggerimenti di capellolearnenglish.com, un sito creato per aiutare lallenatore della nazionale a imparare la lingua dei suoi calciatori: così tutti capiranno bene le sue istruzioni in vista del mondiale in Sudafrica.
Cè tempo: fino al 2010. Ma non è troppo. Anche perché la scarsa familiarità degli italiani con la lingua dOltremanica è nota. E gli inglesi godono a rimarcarla. Non è che siano friendly, sullargomento (come su tanti altri). Gli italiani litigano da anni con lidioma anglosassone: lo amano, lo cercano, si sforzano di impararlo ma, spesso, rimangono innamorati delusi. I numeri sono da bocciatura: il 60 per cento degli italiani non è in grado di parlarlo. Lo ha studiato per anni, conosce la teoria ma, quando si tratta di condurre un dialogo face to face si blocca: qualche parola smozzicata, un verbo allinfinito, you understand? No, ovviamente. In Gran Bretagna ti capiscono solo se parli alla perfezione. In altri Paesi sono più disponibili. Ma una soluzione potrebbe essere imparare davvero linglese e, se la scuola non è bastata, ci sono i corsi. Come quello che, da lunedì, si trova in allegato al Giornale (primo volume in offerta a 1,90 euro), diviso in cinque livelli dal principiante allavanzato. In ogni uscita anche un dvd della sitcom Thats Life: perché la grammatica non basta. «Gli italiani spesso hanno studiato inglese, ma non lo parlano bene: a scuola si insegna troppa teoria» dice John Foot, professore inglese specializzato in storia italiana e autore di diversi libri sul nostro Paese (lultimo è Calcio. 1898-2006. Storia dello sport che ha fatto lItalia, pubblicato da Rizzoli).
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