Cronaca locale

Teatro alla Scala, va in scena tutto il racconto del restauro

Luciana Baldrighi

Un racconto accurato per una complessa e ambiziosa operazione del Teatro più importante del mondo. La materia progettuale, i dettagli costruttivi, il delicato rapporto con il contesto cittadino, un preciso ed esclusivo percorso fotografico a colori di Pino Musi, le testimonianze dei progettisti, sono gli ingredienti del volume «Il Teatro alla Scala. Restauro e ristrutturazione», edito da Skira (144 pagine, 39Euro).
Il volume introdotto da Gillo Dorlfes è accompagnato dalle monografie dell’architetto Mario Botta, della restauratrice Elisabetta Fabbri e dell’ingegnere Franco Malgrande che ha curato la macchina scenica. «Ogni restauro di una architettura monumentale del passato - anche di un passato recente - deve rispettare finché è possibile l’identità storica e artistica dello stesso... Ecco perché un restauro - o meglio una “riconversione“ - come quella del Teatro alla Scala si presentava di un’inaudita difficoltà anche per ragioni tecniche, scenografiche, economiche urgenti a partire del complesso armamentario scenico» scrive il noto critico Gillo Dorfles che interverrà martedì alle 18 nel Ridotto del Teatro alla Scala con gli autori Emilio Battisti e Armando Torno.
Il libro parte con note cronologiche sul teatro a partire dal 25 febbraio del 1776, quando un pauroso incendio causato dalle follie del Carnevale meneghino lo rase al suolo e la tenacia dei proprietari dei palchi (le famiglie Litta, Biglia e Serbelloni) che indirizzarono una lettera all’arciduca Ferdinando perché il teatro venisse costruito non in legno ma in muratura. Il 4 marzo dello stesso anno venne scelta l’area della Chiesa di Santa Maria alla Scala fondata nel 1381. Il 15 luglio 1776 l’Imperatrice Maria Teresa approva il progetto piermariniano e autorizza la demolizione della Chiesa. Il 5 agosto di quell’anno partono le demolizioni e la costruzione. Doveroso ricordare le bombe del 16 agosto del 1943 che colpirono Milano e la Scala.
L’11 maggio del 1946 Arturo Toscanini rientra alla Scala con un concerto inaugurale, «La gazza ladra» di Rossini. Il 19 dicembre 1955 viene inaugurata la Piccola Scala con circa 600 posti. Dal 1987 a oggi i restauri sono continuati: ogni due anni il teatro veniva dipinto. Quest’ultimo ripristino, il più «forte» è partito come racconta Mario Botta nell’autunno 2001 quando il Consorzio Cooperative Costruzioni di Bologna vinse il concorso d’appalto indetto dal Comune per la ristrutturazione della Scala e gli fu chiesto di occuparsi del progetto. Alcune parti storiche sono state conservate, perso invece l’ottocentesco ristorante Biffi adiacente al teatro e al museo e aumentati i volumi interni ed esterni, la torre scenica, il cortile e il corpo ellittico dove si trovano gli spogliatoi, i camerini dei tecnici, ballo, orchestra, collegati al corpo centrale con due scale e ascensori. Fase dopo fase, tappa dopo tappa, nel volume non manca alcuna documentazione, disegni, plastici, fotografie, appunti tecnici, la movimentazione del sipario, del tagliafuoco, della buca dell’orchestra. Emilio Pizzi e Alda Merini hanno dato il loro contributo.

Lo sventramento e il rifacimento odierno è stata un’avventura che ha diviso i milanesi, quelli più conservatori e quelli più all’avanguardia, anche se la politica e il business hanno fatto la loro parte.

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