Coronavirus

I nostri dati online usati dal governo per l'emergenza Coronavirus

Da Google a Facebook, dalle conversazioni con chatbot "medici": come il governo sta sfruttando il web e i vari social network per far fronte ad una delle peggiori emergenze sanitarie del secolo

I nostri dati online usati dal governo per l'emergenza Coronavirus

Il governo sta iniziando a valutare ed analizzare l'impatto socio-economico che l'emergenza coronavirus ha portato in Italia. Lo fa non solo vedendo i classici dati economici ma anche studiando le nostre reazioni sui social network alle notizie sulle varie epidemie, i dati sulla mobilità che Facebook traccia sulla propria piattaforma e le tendenze sulle ricerche di Google. Oltre a ciò, si aggiungano le domande che noi stesso rivolgiamo ai chatbot sviluppati da Pagine mediche (una piattaforma di medicina a distanza) che la stessa Regione Lombardia ha adottato in queste settimane di pandemia. Tutti questi dati raccolti, insieme ad altri come il bollettino quotidiano della Protezione civile, serviranno a fare tre tipi di proiezione per riuscire a comprendere meglio le conseguenze della pandemia su società ed economia. Innanzitutto si cercherà di anticipare l'epidemia e riuscire ad elaborare una fase due della lotta al Sars-Cov-2 oltre a monitorare gli effetti di una corretta comunicazione di governo sulla popolazione.

I flussi di spostamento, ad esempio, sono dati essenziali che possono servire per riuscire a pianificare con intelligenza la riapertura graduale del trasporto pubblico nella fase due. Infatti, attraverso questi dati è possibile monitorare il flusso di movimento che avviene all'interno di una città, oppure da una regione all'altra.

"Con The Fool lavoriamo su dati testuali dai social network: Facebook e Twitter", spiega a Wired Stefano Denicolai docente di gestione dell'innovazione alla facoltà di Economia di Pavia. I dati sono tutti resi anonimi. Lo stesso Denicolai è stato impiegato nella task force di Palazzo Chigi per studiare l'impatto socio-economico attraverso i big data: "Attraverso i dati rilasciati dai social network possiamo riuscire a comprendere l'effetto che una fake news genera sugli utenti. Oltre a ciò, accedendo alle anonimizzate informazioni sugli spostamenti comprendiamo il flusso ma anche la ragione dei movimenti. Ad esempio se un determinato gruppo di persone si spostino in un determinato punto per lavoro oppure per necessità". Ciò può fornire importanti informazioni su come si stanno orientando le nuove abitudini di consumo del domani.

"Il new normal deve essere preparato, e dobbiamo essere pronti. Acquisendo anche informazioni dall'e-commerce come dal semplice alimentare che si trova sotto casa dove andiamo a comprare latte e pane", spiega ancora Denicolai.

Tutto ciò serve per estrarre anche elementi utili che facciano chiarezza sulla diffusione sul contagio. Le domande rivolte al chatbot di Pagine mediche, startup salernitana: "Ha avuto già oltre centomila interazioni in tutta Italia. E questo perché è stata integrata in motlissimi siti tra cui anche quello della Regione Lombardia". Il bot riesce a fare un primo monitoraggio su un'eventuale presenza di sintomi da coronavirus.

Politecnico di Milano, Ca' Foscari e università di Pavia sono già a lavoro sullo studio dei dati che arrivano da Facebook: "Abbiamo un dataset di 700mila osservazioni con oltre 3,8 milioni di utenti", spiega il docente Quattrociocchi della Ca' Foscari di Venezia. I dati sono forniti da tutti gli utenti che hanno acconsentito all'utilizzo della localizzazione da parte del social.

Mentre a Menlo Park invece ha iniziato a sviluppare strumenti di analisi che consentano di creare mappe di co-localizzazione che rivelano la probabilità che ha una persona di trovarsi in una zona e dunque entrare a contatto con una persona che proviene da un'altra zona. Ciò consente di ricostruire le catene di contagio. I dati che studiano le misure di quarantena, che monitorano gli spostamenti di una persona: se questi avvengano vicino casa.

La paura più grande, avverte Denicolai, è che "Questi dati siano raccolti dal governo per fare sorveglianza anche alla fine dell'emergenza. In questo caso verrebbe compromesso il diritto alla privacy di ognuno di noi, nonostante però c'è da dire che le varie società abbiano rilasciato i dati aggregati senza informazioni sensibili al loro interno". Big G ha garantito che tutti i dati rilasciati sono assolutamente anonimi e che essendo accessibili a tutti rispettano i più alti standard di sicurezza essendo anche aggregativi.

Nel frattempo il governo, per mano del segretario generale dell'autorità Busia e 74 esperti del ministero, stanno iniziando a scegliere quale delle 319 app sarà quella adatta per effettuare un monitoraggio della popolazione.

Il garante europeo Wojciech Wiewiorówski si è già mosso scrivendo alla direzione generale Connect per riuscire a creare un piano di coordinamento delle politiche big data e fissare dei paletti entro i quali i vari governi dovranno muoversi affinché sia garantita la privacy degli utenti durante l'emergenza del coronavirus.

Commenti