Mariateresa Conti
da Palermo
Nove morti, almeno venti dispersi, e un carico di 177 disperati - tra loro anche tre donne e sette bambini - miracolosamente sopravvissuti e approdati, stremati, sulla spiaggia.
Ennesima tragedia dell'immigrazione nel canale di Sicilia. Un barcone con a bordo circa 200 extracomunitari - quasi tutti maghrebini - ha fatto naufragio sul litorale di Ragusa, tra Scicli e Pozzallo, nelle splendide spiagge che hanno fatto da scenografia alla fiction Rai con Luca Zingaretti nei panni del commissario Montalbano. Nove, fino a ieri sera, i corpi recuperati. Ma stando al racconto dei sopravvissuti i dispersi sarebbero almeno una ventina. Ieri le ricerche in mare sono andate avanti per tutto il giorno, compatibilmente con le condizioni meteorologiche. Riprenderanno anche oggi, ma le speranze di trovare qualcuno ancora in vita sono nulle. Già individuati due scafisti (il terzo sarebbe morto nel tentativo di sbarco). Sono due egiziani, che ieri sono stati interrogati a lungo. In tasca avevano un biglietto aereo di ritorno, destinazione Casablanca.
Un copione che si ripete per l'ennesima volta, quello che hanno vissuto i disperati a bordo di questa carretta del mare. Partenza dalla Libia, a bordo di una barca capace di portare meno della metà del carico umano, nottata in mezzo al mare alla volta della «terra promessa», la Sicilia, martoriata dagli sbarchi in questo autunno che sino a qualche giorno fa è stato un autentico prolungamento d'estate, con temperature elevate e mare calmo. Un fenomeno in costante crescita, come confermano i dati enormi diffusi dal governo maltese: «Dall'inizio dell'anno sono morti tra l'Africa e l'Europa all'incirca 300 immigrati, anche se in base ad alcuni calcoli approssimativi riteniamo che le vittime siano almeno il doppio». Concetti ribaditi da La Valletta qualche giorno dopo a Roma, in occasione di un vertice alla Farnesina sul problema dell'immigrazione clandestina con il ministro degli Esteri Gianfranco Fini, e con l'omologo maltese, Michael Frendo. La variabile, questa volta, è stata l'ondata di maltempo, arrivata repentina. I clandestini si sono trovati in balìa del mare forza sette e del vento impetuoso - 35 nodi - giovedì notte. A largo dell'isola di Gozo alcune motovedette maltesi hanno intercettato la barca in difficoltà. Secondo le autorità di La Valletta, che hanno segnalato l'imminente sbarco ai colleghi italiani, gli extracomunitari avrebbero rifiutato i soccorsi, e avrebbero scelto di proseguire nonostante il mare in tempesta, temendo di essere rimpatriati, così come accaduto recentemente. Ma è comunque polemica sul fatto che la nave sia stata lasciata andare, nonostante si trovasse in acque internazionali, con quelle condizioni del tempo a dir poco proibitive.
Allertate da Malta sono uscite in mare anche le motovedette italiane, partite da Pozzallo. Ma le condizioni del mare le hanno costrette al rientro. All'alba, la conferma dell'ennesima tragedia, i cadaveri trascinati in spiaggia dalle onde, gli extracomunitari sparsi in spiaggia, mezzi assiderati e con sintomi di disidratazione.
Drammatico, come sempre il racconto dei sopravvissuti. Come quello di Hamed Godbari, tunisino di 44 anni, che spiega anche il perché del rifiuto dell'aiuto dei maltesi: «Il nostro obiettivo era quello di arrivare a tutti i costi in Italia; le condizioni del mare non ci hanno fermato. Per questo non abbiamo chiesto aiuto a Malta quando siamo passati davanti all'Isola.
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