Gioco per l’estate: l’Italia si sta avviando verso un regime neo-comunista? A porre la questione non sono dei forsennati di destra, ma gente che, almeno in Forza Italia, viene dalla sinistra laica. Guardiamoci attorno: vedete davvero una destra? Vedete un partito conservatore? No, esistono soltanto riformatori di varie razze perché, a parte il valore fondamentale della libertà, non c’è molto da conservare in questo Paese e tutto da riformare. Dunque non esiste un conflitto sano da democrazia compiuta fra riformisti e conservatori, perché in Italia i riformisti sono a destra e non perché siano di destra, ma soltanto perché si oppongono all’antico disegno egemonico del solito ed eterno partito comunista con tutte le sue derivazioni. Non viviamo in Gran Bretagna, o in Germania o in America. Qui da noi vanno al potere i Rizzo, i Diliberto, coloro che senza vergogna chiamano se stessi comunisti.
C’è qualcosa di male a chiamarsi comunisti? La risposta per tutto il mondo civile è sì. A gennaio il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione che equipara moralmente nazismo e comunismo e impegna i nuovi comunisti a cambiare nome, bandiera e riferimento storico. Soltanto in Italia ben due partiti che chiamano se stessi comunisti sono al governo e il vecchio Pci guida la coalizione e colloca le sue pedine, come negli scacchi. I nostri comunisti non hanno voluto rinnegare il passato come quelli tedeschi a Bad Godesberg, erano in mezzo al guado e lì sono rimasti. E per questo non vincono mai con i loro mezzi: nel 1996 la coalizione da loro guidata vinse grazie al sostegno dell’estrema destra di Pino Rauti e nel 2006 ha vinto scippando 50mila voti leghisti dissidenti. I numeri legalizzano ma non legittimano. Il resto è storia di ieri: per la prima volta le cariche istituzionali sono state giocate ai dadi elettorali: al primo classificato della coalizione va il Quirinale, al secondo il Senato e al terzo la Camera. Il primo e il terzo premio sono andati a due comunisti, uno storico e uno rifondarolo. La Camera a un sindacalista che un tempo stava con Donat Cattin e che sottoscriveva il «preambolo» contro il Pci, ma che oggi si trova benissimo con la sinistra.
I giornali stranieri che hanno tenuto alla gogna Berlusconi ora si chiedono con preoccupazione dove stia andando l’Italia, ma intanto constatano che il preteso regime berlusconiano padrone e signore dei mezzi di comunicazione, era una balla. Anche il disastro economico era una balla. Il tasso di manifestazioni di odio e di insulti in strada per chi non è schierato a sinistra aumenta angosciosamente mentre diminuisce la protezione per chi è minacciato. Serpeggia intanto una voglia di squadrismo, un desiderio di farla pagare, un revanchismo di sinistra pieno di rabbia, scomposto. L’Italia è di colpo diventata, salvando le forme esterne, il primo Paese neo-comunista del post comunismo. E subirà rapidamente una profonda occupazione e una radicale trasformazione.
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