Fabio Santini
da Milano
Di lui hanno scritto che è tanto capace di essere perfido nel mostrare le miserie umane, quanto sa adattarsi a formule buoniste da programmi rivolti alle famiglie. Teo Mammucari sorride sornione, nella sua camicia scura, i capelli impomatati da una passata di gel, pantaloni chiari. E sembra assumere un atteggiamento distaccato. In fondo se lo può permettere, lestate degli ascolti è sua: Cultura Moderna è quasi sempre il programma non sportivo più visto del momento. «E poi, se lo scrivono hanno ragione. Io mi sento un semplice trasformista, un po alla Petrolini».
Laltra sera, Cultura Moderna se li è proprio... Cotti e mangiati: 23.48 per cento (4 milioni 908mila telespettatori) contro 15.86 per cento (3 milioni 248mila) del programma di Raiuno...
«Faccio locchiolino al direttore di Raiuno Del Noce. In fondo è simpatico...».
Ancora le vecchie polemiche?
«Era lui che diceva che non ero adatto alla prima serata. Ma va bene lo stesso. In fin dei conti, sono tre anni che prende delle sonore mazzate da noi».
Vabbè. Ma perché ha successo Cultura Moderna?
«Perché nasce dalla mente fervida di Antonio Ricci, perché fin dal titolo, dalla sigla, è tutta una satira, un gioco fatto di ironia. Un gioco che spiazza tutti. È un programma fresco, giovane, estivo. E i concorrenti sono agli antipodi di quelli che partecipano alla Corrida».
Di lei Ricci continua a ripetere che è un gran rompiscatole, ma nonostante questo andate daccordo...
«Dopo anni, siamo riusciti a trovare un equilibrio amichevole, unintesa perfetta. Sia chiaro, io resto sempre un gran rompiscatole sul lavoro. Sono fatto così».
Con Cultura Moderna, lei cambia di nuovo veste. Adesso fa il buonista...
«Lo ero anche quando facevo Veline e Velone. Io sono un conduttore e soprattutto un attore. Allora mi adatto ai format che mi vengono affidati, alla loro collocazione di rete e di orario».
Sì, ma in Distraction era insopportabile.
«Esatto. Perché lì il pubblico voleva ridere con le pagliacciate e le smutandate della gente. Qui ci pensano i concorrenti a prendere in giro i talentuosi. Comunque, in certi programmi, ammetto di essere sadico...».
E quante polemiche innescate persino da quelli dello Zoo di 105.
«Mi avevano accusato di aver copiato il format di Che cosa non fare per, il gioco di Radio 105. Ma poi tutti, uno a uno, mi hanno chiesto scusa. E mi hanno anche chiesto unintervista. Che ho puntualmente rifiutato...».
Mammucari, lei si trova più a suo agio con laffabulazione, il trivio o lesibizionismo?
«Io sono sempre a mio agio, mi basta cambiare ogni volta. Se lei va a vedere tutto ciò che ho fatto fino ad oggi in televisione è frutto di un comune denominatore: cambiare sempre».
Quando ha condotto Veline e Velone le è capitato qualche caso da «Vallettopoli»?
«Sì. Ricorda, avevo due vallette che presentavo tutte le sere o quasi come raccomandate dai direttori della Rai. Pensare che mica le avevo richieste da contratto. Solo che tutto mi sarei aspettato tranne che la questione fosse così seria e reale».
Che cosa guarda in televisione?
«Tutto e niente. Sono ipercritico. Lo confesso, non amo la tv di oggi. Ad esempio mi fa ridere di più Ballarò che un programma dichiaratamente comico o satirico. È più comica la tv delle cose vere o quella dove sembra che facciano terribilmente sul serio. La comicità involontaria è più dirompente rispetto a quella delle formule da intrattenimento».
Di recente Marco Columbro ha dichiarato che la tv lo annoia perché è tutta uguale.
«Ma lui deve smettere di guardare e riguardare i suoi vecchi programmi. Non è possibile che stia giornate intere a rivedere le vecchie videocassette...».
Chi salva e chi butta giù dalla torre del video?
«Detesto tutte quelle trasmissioni fatte di finti problemi, di finte persone che ne parlano, come quelle che ti sembra ti dicano: solo io ti porto a casa la verità...».
Ha ancora in progetto la conduzione di Striscia la notizia?
«Ricci dice che sono una freccia tricolore, un po impazzita. E io, come al solito gli rompo le scatole. Ho 42 anni, unetà giovane per la tv e, visto che il diretto interessato ne è al corrente, prima o poi dovrà accadere».
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