TERZO VALICO, SECONDO TEMPO

TERZO VALICO, SECONDO TEMPO

C’è una bellissima notizia a Genova. E cioè che una tesi che è stata sostenuta a lungo, quasi in perfetta solitudine, dal Giornale, è diventata la tesi della città. La tesi è che, senza Terzo Valico, questa città e questa regione muoiono.
Spesso, noi del Giornale di Genova e della Liguria siamo considerati come quei bambini un po’ pierini che dicono che il re è nudo. Poi, però, il re resta nudo e quelli che comandano preferiscono correre dietro alle sciocchezze, agli oppositori di sua maestà, o mettere la testa sotto la sabbia, facendo finta di niente. A volte, gli va bene. A volte, vengono travolti dalle nostre inchieste. Tertium non datur.
Allora, che è successo? È successo che abbiamo denunciato la vergogna del fatto che il ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro abbia cancellato il Terzo Valico in un minuto, senza che il presidente della Regione Claudio Burlando o l’assessore ai Trasporti Luigi Merlo, seduti al suo fianco durante la conferenza stampa in cui si uccideva il Terzo Valico (e la Liguria), battessero ciglio. Così come non battè ciglio il sindaco Beppe Pericu. L’unico dell’Unione a differenziarsi e a dire qualcosa di sensato, come spesso gli accade, fu il presidente della Provincia Alessandro Repetto, che prese carta e penna e scrisse una lettera aperta al presidente del Consiglio Romano Prodi per dire che era sbagliato cancellare il Terzo Valico. Certo, poi, l’indirizzo era sbagliato: chiedere a Prodi di fare qualcosa per Genova, visti i suoi trascorsi all’Iri, sarebbe come chiedere a Milingo di fare da testimonial contro il matrimonio dei preti. E poi, si sa, il premier preferisce occuparsi di telefoni, piuttosto che di poste. Comunque, Repetto, almeno, ha battuto un colpo. Il resto, fu silenzio.
Poi, per un po’ di Terzo Valico non se ne è più parlato. Certo, ha continuato a parlarne questo Giornale e mi scuso con i nostri lettori se ripeto una volta ancora quello che sanno a memoria, come una cantilena che ripeto periodicamente. Il Terzo Valico è un’assicurazione sulla vita della nostra città e della nostra regione: arrivare a Milano (e a Torino) in meno di un’ora significa, innanzitutto, assicurare ai nostri figli la possibilità di lavorare in Lombardia e in Piemonte senza essere obbligatoriamente costretti a trasferirsi. E basta andare in un’agenzia immobiliare per sapere che, con la trasformazione di Genova e della Liguria in un hinterland lussuoso di Milano e di Torino, il valore delle case della città e della regione si moltiplicherà. Fino a dieci volte.
Lo studio della Filse, la finanziaria economica regionale, voluto fortemente dall’ex presidente Cesare Castelbarco Albani e curato da Walter Bertini, va nettamente in questa direzione: carte e numeri alla mano, dimostra che solo con il Terzo Valico Genova può vivere e rinascere. In ogni altro caso, è destinata alla decadenza.
Per quanto riguarda il porto, poi, abbiamo ripetuto allo sfinimento che senza il Terzo Valico, il porto è morto.

E il porto è altra linfa vitale per Genova. Le merci che arrivano sulle nostre banchine guadagnano sei giorni rispetto a quelle destinate a Rotterdam e agli altri porti del Nord Europa. E, se il viaggio è di andata e ritorno, i giorni (...)

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