Toghe ribelli e ministri allegri La giornata nera di Sarkozy

ParigiÈ stato il mercoledì nero di Sarkozy. Un giorno decisamente da dimenticare per il presidente francese, alle prese con problemi che si moltiplicano di ora in ora. Nranche il tempo di digerire lo scandalo Fillon, ospite di Mubarak durante le vacanze, con tanto di crociera sul Nilo a spese del leader egiziano, che è arrivato il caso delle toghe: per la prima volta nella storia del paese, scendono in piazza proprio contro di lui.
Ma non solo. Ieri il presidente della Commissione Ue, Barroso, si è mostrato irritato per la proposta franco-tedesca per rafforzare la competitività dell’Eurozona. Insomma, crisi su ogni fronte. Eppure quest’anno doveva essere per Sarko «l’anno utile», il trampolino di lancio verso la riconferma alle presidenziali della primavera 2012, lui che aveva promesso un governo irreprensibile. Ma per ora è un 2011 tutto in salita. E i sondaggi continuano inesorabilmente a calare. Eppure lui ce la sta mettendo tutta: ha provato a mettere in castigo i ministri che se ne vanno in vacanza a spese dei barcollanti leader africani, ha persino annunciato proprio oggi una legge sul conflitto di interessi. E oggi Sarko si prepara ad apparire in diretta tv. Un’apparizione che potrebbe creare grave imbarazzo al presidente francese, anche perché proprio oggi scendono in piazza i magistrati.
Tutta colpa di quelle parole pronunciate il 3 febbraio, dopo l’atroce assassinio di Laetitia, una ragazza di 18 anni caduta nelle grinfie di un maniaco recidivo rimesso in libertà. Lui aveva pubblicamente gettato gran parte della responsabilità del fatto sulle spalle di una giustizia a suo avviso inadempiente, promettendo sanzioni. E tutto senza nemmeno attendere la conclusione dell’inchiesta sul caso, le perizie sul cadavere e sulle affermazioni del presunto assassino, Tony Meilhon. Per i magistrati, che già erano in stato di agitazione per i continui tagli al settore giustizia, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso: i problemi o le eventuali omissioni di controllo che hanno consentito a Meilhon di tornare ad uccidere sono dovuti alla penuria di mezzi del tribunale coinvolto, quello di Nantes. I giudici hanno ripetuto in questi giorni che i continui giri di vite sul bilancio della giustizia costringono ormai i presidenti di tribunale a fare una «selezione» fra i casi più o meno urgenti. E che di questo stato di cose allarmante, la gerarchia giudiziaria - quindi il ministero della Giustizia - sono stati ben messi al corrente. Più la politica ha provato a reagire, in questi giorni, più la protesta si è allargata e ogni tentativo di dialogo allontanato.
L’ultimo passo, un po’ incerto, ha provato a farlo il premier, Francois Fillon, affermando da un lato che il problema del budget della giustizia sarà preso in esame ma ribadendo dall’altro la «grave disfunzione» rilevata da Sarkozy e giudicando «eccessiva» la reazione della magistratura.

In una parola, i sindacati hanno definito queste dichiarazioni del premier: «disgustose». Dialogo interrotto, dunque, e fronda dei magistrati in azione.
Su un totale di 195 tribunali e corti d’appello in tutto il Paese, in 170 hanno già votato la sospensione ed il rinvio delle udienze non urgenti.

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