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La tollerante Bindi aggredisce la Concia: «Rompic...»

Roma La posizione del Pd su coppie di fatto e unioni gay? Non pervenuta. In compenso, nel cercare quella «sintesi» tra laici e cattolici che da anni non si trova, si litiga furiosamente.
Stavolta lo scontro è tutto al femminile: da un lato Rosy Bindi, presidente del partito e vestale della materia in quanto ex ministro della Famiglia e autrice della proposta dei «Dico», estrema mediazione al ribasso del governo Prodi, incalzato all’esterno dai vescovi e all’interno dai teo-dem. Dall’altro Paola Concia, unica deputata omosessuale dichiarata del Parlamento. La litigata, a suon di «estremista» e «rompicoglioni» e «ci vuole lo psicologo» (Bindi a Concia) e «devi chiedermi scusa se no non torno» (Concia a Bindi), è andata in scena nel chiuso della «Commissione diritti» del Pd, in cui la Concia era relatrice sul riconoscimento delle coppie gay, ma il resoconto è trapelato. La stessa commissione, in verità, è stata istituita come escamotage per impedire che il Pd si spaccasse, nell’ultima Assemblea nazionale, quando Concia, insieme a Ignazio Marino, presentò un ordine del giorno «liberal» sul tema. Bersani li pregò di ritirarlo, per evitare votazioni laceranti, e promise in cambio la creazione di un tavolo per trovare la «sintesi». Affidato, guarda caso, alla Bindi.
Paola Concia si indigna: «Ma possibile che su questi temi io riesca a dialogare quotidianamente col centrodestra, dalla Carfagna al Pdl a Fli, che mi considerano una moderata con cui si può discutere, e nel Pd venga tacciata di estremismo per delegittimare le mie posizioni?». Dal Pdl, Giorgio Stracquadanio le dà ragione: «Bindi è talmente talebana che vuol insegnare la morale non solo a noi ma anche ai suoi, e chi sgarra paga». Ma tira l’orecchio anche alla «mia amica Concia, che sapeva con chi si accompagnava, e se ora non si adegua rischia di finire “conciata” per le feste dalla Bindi».
«Nessun caso politico, nessuna repressione ideologica: si è trattato più che altro di uno scontro temperamentale», assicura il deputato Mazzarella, membro del comitato. Anche il senatore Ceccanti circoscrive l’accaduto a questioni «caratteriali», ma ammette che restano due linee politiche: «Concia, sulla scorta della recente sentenza della Consulta, propone il riconoscimento delle coppie gay secondo il modello francese o tedesco; la Bindi resta ancorata al modello Dico».
Su blog e social network, tra militanti Pd e comunità gay, si scatena però l’irritazione della base. Molti fanno notare come sia la stessa convivenza tra sinistra e ex Dc, a paralizzare il Pd. «Certe unioni non possono funzionare», lamenta Sergio. «Se il partito avesse un’idea invece di essere un’accozzaglia di idee diverse al solo scopo di mettere insieme più voti possibile, le discussioni sarebbero meno aspre», nota Ilaria sulla pagina Facebook della Concia. E Daniele scrive: «Il Pdl funziona perché c’è un collante molto forte (e discutibile) che si chiama Berlusconi.

Il Pd non ce l’ha e ogni campana dice e fa quel che gli pare». Quanto alla Bindi, in molti sembrano condividere l’invito alla «rottamazione» di Matteo Renzi. «È distruttiva con se stessa e con gli altri, vada in pensione», invoca Sheila. «O all’Isola dei famosi», conclude Rosa.

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