Cultura e Spettacoli

Da Tolstoj ad Hašek: la Rete cattura la lista dei libri perduti

Un sito letterario stila l'elenco dei titoli "imprescindibili" che mancano da anni dalle librerie. Le sorprese non sono poche. Tra le opere dimenticate il teatro di Elias Canetti e l'autobiografia di Brod

Da Tolstoj ad Hašek: la Rete cattura la lista dei libri perduti

I Diari di Lev Tolstoj? Mancano da più di dieci anni. L’autobiografia di Max Brod, al quale non saremo mai grati abbastanza per aver salvato tutto Kafka? Fu stampata l’ultima volta dal Saggiatore nel ’67. Jaroslav Hašek? Certo, il suo capolavoro Il buon soldato Sc’vèik lo si trova anche in economica, ma alcuni straordinari racconti li stampò la Nuova Accademia negli anni Sessanta e poi c’è stata solo un’antologia di Mondadori nel 2006. Di John Barth, un gigante di cui minimum fax ultimamente ha iniziato a ripubblicare qualcosa, ci sono titoli che non si possono leggere da quarant’anni, come Il coltivatore del Maryland, uscito da Rizzoli nel ’68. E l’ultima uscita da noi della trilogia I sonnambuli di Hermann Broch? Tredici anni fa. Non tantissimo se non fosse un’opera capitale del Novecento. E per citare un italiano, Il ricordo della Basca, del dimenticato Antonio Delfini, manca dalle librerie da un ventennio.

Quello dei «libri perduti» è un annoso problema editoriale. Spesso ci si lamenta della contraddizione per cui, a fronte di un mercato che sforna 60-70mila titoli l’anno tra novità e ristampe, moltissime opere «imprescindibili» sono ignorate da chi di dovere. O per distrazione, o per dimenticanza, o perché non venderebbero - si pensa che non venderebbero - neppure le copie necessarie a coprire i costi. E così il limbo dei «libri perduti» diventa di anno in anno più affollato, così come cresce l’elenco degli intellettuali o delle «centrali del pensiero» più o meno autorevoli che denunciano questo stato di cose: scrittori, riviste, società letterarie, università, a volte gli stessi editori. Il fatto, però, è che di solito si citano singoli titoli, un autore, un vecchio romanzo, un saggio introvabile. Ora, invece, c’è una «lista». Aggiornata di mese in mese e che serve da memento per le grandi opere dimenticate e da suggerimento per gli editori in cerca di buone idee.

La lista è stata creata dal blog letterario Samgha (termine sanscrito che designa la «comunità» di monaci buddhisti), un gruppo di lettori che ha come desiderio «parlare liberamente di libri con più calma, passione e approfondimenti di quanto si faccia nei nostri tempi convulsi inseguendo ritmi editoriali e commerciali incompatibili con il piacere della lettura e della scrittura». Si tratta insomma di una «setta» di scrittori, docenti e ricercatori universitari, critici, poeti, «lettori forti». I quali si sono accorti che spesso sul blog si citavano e si consigliavano libri che poi risultavano «inesistenti»: fuori commercio o fuori catalogo, insomma non reperibili. «E allora - spiega uno dei fondatori, Simone Battig, 35 anni, autore di quattro romanzi usciti da Theoria e Barbera - abbiamo deciso di stendere una lista dei titoli mancanti. Siamo sommersi di bestseller e megaseller e poi quando si va a cercare un titolo... diciamo così... “non pubblicizzato”, si scopre che è introvabile».

Risultato: il blog è stato aperto a ottobre, e a novembre il gruppo di Samgha ha messo in Rete - http://samgha.wordpress.com - un primo elenco di una trentina di titoli, chiedendo ai «visitatori» di contribuire con le loro segnalazioni. L’invito è stato preso sul serio da parecchi «lettori forti» e rilanciato anche da un altro blog letterario, Satisfiction. Così la lista è cresciuta, tanto da essere già stata aggiornata tre volte: a novembre, a dicembre, e a gennaio, fino ad arrivare agli attuali 150 titoli «più segnalati». Sono gli «irrecuperabili».

Già, perché produciamo una quantità spropositata di libri, spesso inutili, ma poi per trovare qualcosa di veramente importante dobbiamo affidarci a un colpo di fortuna in una libreria antiquaria o in mercatino? Perché? Se lo chiedono tutti i frequentatori di Samgha - gente raffinata che recensisce Emanuel Swedenborg, discute del filosofo Mario Martelli, mette in rete un video-omaggio ad Antonin Artaud, ma non ha paura di sporcarsi le mani con la narrativa “pop” - e indirettamente lo chiedono ai nostri editori.

La lista non manca di titoli imprevisti e curiosi e, grazie a un paziente lavoro redazionale di verifica sui cataloghi delle case editrici e in Internet, sembra più che affidabile. Anche se qualche «scivolone» è sempre possibile. L’elenco comprende a esempio il capolavoro di Evgenij Ivanovic Zamjatin Noi, dato per disperso dal 1963, editore Feltrinelli, ma in realtà recentemente recuperato da Lupetti (non a caso nella collana «I rimossi»). Anche se c’è da dire che, schiacciato dall’omonimo e contemporaneo romanzo di Walter Veltroni, l’evento editoriale non poteva che passare in secondo piano.

Comunque, la lista vale la lettura. Dentro ci sono molte cose bellissime di Julien Gracq. C’è Il mito della macchina di Lewis Mumford, uscito nel ’69 e poi scomparso. C’è l’intero Teatro di Elias Canetti che Einaudi non ristampa più dall’82. C’è Nord di Louis-Ferdinand Céline che manca da un bel po’ (ma ci sarebbero anche le maledette Bagatelle, se è per questo). C’è un Paolo Volponi dell’81. C’è - a chi interessa - quasi tutta la narrativa e la poesia di Alba de Céspedes. Ci sono un paio di d’Annunzio che mancano dagli anni Trenta e c’è chi segnala un leggendario Dino Terra - Ioni - del 1929...

Questi sono i «sommersi». Poi ci sono i «salvati»: autori e opere segnalati magari nella prima lista, uno o due mesi fa, e già recuperati da qualche solerte editore. Due esempi: Christopher Isherwood, i cui romanzi molti lettori avevano dato per scomparsi e che invece Adelphi, anche sull’onda del successo di Un uomo solo, ripubblicherà presto; e l’eretico Carlo Coccioli, un autore di culto di cui in libreria non si trova più nulla e che, nel 2010, tornerà con tre-quattro titoli grazie ad Erasmo Editore di Livorno e Marsilio.

La lista, insomma, inizia già ad accorciarsi.

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