Riccardo Re
Quanto ci costa morire? Sicuramente tanto. In tutti i sensi. Spese per funerali, lapidi e tombe hanno raggiunto costi talmente elevati da guastare, se non proprio l'eterno riposo dei defunti, almeno la dignitosa sofferenza di certi familiari. In questo meccanismo di spese e riscossioni, che non dovrebbe stare né in Cielo né in terra, ci si è messo pure il Comune di Genova, dando un ulteriore contributo (o meglio prendendoselo) definito dai più, un «tantino infernale».
Una vera e propria «tassa sui morti» quella che dice di aver pagato Adelina D'Antona. Un loculo del valore di 5 mila euro, acquistato nel marzo del 2005 e che ha ospitato il feretro del marito, Michele Piccataci, per poco più di un mese, prima che il corpo venisse trasferito in un altro loculo, che costa 500 euro in meno. Ma lei, Adelina D'Antona, quei 500 euro non li ha mai più riavuti indietro, nonostante li abbia chiesti e richiesti e si sia rivolta alle più diverse autorità come Gianfranco Tiezzi, assessore comunale ai Servizi civici e cimiteriali, o a Roberto Burchielli, direttore dei cimiteri di Genova.
Tutto era incominciato il 9 marzo del 2005 quando il marito in seguito a una lunga malattia morì, dopo aver esplicitamente richiesto di «non voler finire sotto terra». E così, per rispettare la richiesta del defunto, i familiari hanno dovuto pazientare a lungo. Nessuna disponibilità di un loculo nei principali cimiteri della città e per non tenere ulteriormente suo marito nel deposito di Staglieno, la signora D'Antona, residente a Rivarolo, è stata costretta a utilizzare la prima opportunità offertale: un posto nel cimitero di Nervi.
«Alla mia età dovevo prendere quattro mezzi pubblici: il 7, il metrò, camminare fino a Caricamento, poi il 15 e infine il 574» lamenta la signora, che per pregare sulla tomba del marito impiegava una giornata intera. Le era stato promesso, che quel posto sarebbe stato solo temporaneo e in effetti così è stato, già nel maggio del 2005 si era riusciti ad avere la disponibilità di un loculo nel cimitero di Fegino. Ovviamente tutte le spese dovute al trasferimento sono state a carico dell'anziana donna, pensionata e dalla condizione economica tuttaltro che agiata: trasporto, spese di disdetta, spese per il nuovo contratto, spese di accertamento e perfino del medico legale. Anche la lapide, per cui aveva già pagato 1400 euro, è stata modificata, e la signora ha sborsato altri 350 euro. Ma quello che la signora D'Antona proprio non riesce a giustificare è quell'ulteriore spesa di 500 euro: «Mi era stato detto che se il loculo fosse costato di più avrei dovuto pagare la differenza, e con molti sacrifici, per non dover andare fino a Nervi, lo avrei anche fatto. Ma allora, per coerenza, perché non mi ridanno i soldi indietro visto che il loculo è costato meno?».
In Comune si è rivolta a tutti e ha ricevuto anche molte evasive promesse, ma a un anno dall'inizio di questa vicenda, di rimborsi proprio non si sente parlare, e le promesse hanno lasciato strada a frasi di circostanza e lunghi silenzi. Ma lei, Adelina D'Antona, non ci sta, e per questa vicenda, che definisce «uno sfacciato furto ai più poveri», è pronta a dare il via a una battaglia, dura a morire.
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