Toni-Jorgensen e la Fiorentina si scopre grande

I viola soffrono la velocità del Cagliari e solo nel finale trovano la vittoria. Espulsi Conti e Canini

nostro inviato a Firenze
Cesare Prandelli lo aveva detto: era la partita più difficile per la sua squadra, chiamata a confermarsi terza forza del torneo. Ma quando c'è Toni, anche la Fiorentina più brutta della stagione (peggiore anche di quella battuta a Roma dalla Lazio) porta a casa i tre punti – cinque su cinque in casa, si viaggia come all’epoca di Malesani o del primo Trapattoni -. Il posto sul podio del campionato è più saldo, anche se i limiti dei viola sono evidenti in tutti i reparti. E basta un Cagliari ultimo in classifica e mai vittorioso quest’anno, ma protagonista di un’ottima partita al Franchi, a mettere paura all’armata viola. Il Toni di quest’anno, però, va ancora meglio dei due splendidi anni a Palermo e con i suoi dodici gol (marcia alla media del Batistuta più prolifico, quello del campionato 94/95) ha già regalato almeno quindici punti ai gigliati. Anche perché ieri, oltre a segnare nell’unica vera occasione capitatagli (con un allungo della gamba destra che precede l’intervento di Campagnolo), sforna un bellissimo assist per Jorgensen.
Giornata difficile per la Prandelli band, reduce dai successi ravvicinati con Parma e Siena e con qualche elemento a corto di energie. Tanto che il tecnico, dopo la partita, ha fatto capire che per conquistare la Champions ci vorrà qualche ritocco nel mercato di gennaio, per altro non escluso dal presidente Della Valle. La partita di ieri ha evidenziato che in difesa e a centrocampo (con giocatori generosi, ma senza grandi qualità tecniche) si può soffrire una squadra che gioca molto corta e che ha nella profondità delle sue punte una delle armi migliori. Ma di fatto manca anche un attaccante in grado di affiancare e – in caso di necessità – sostituire Toni. Bocciati sia Bojinov, la copia scolorita di Lecce, che Pazzini, non ai livelli delle prove con l’Under 21. Ed ecco che Prandelli si affida al carattere di alcuni uomini: in primis il danese Jorgensen, che sabato non si era nemmeno allenato per stanchezza e che ieri ha stretto i denti, riuscendo anche a segnare il gol vittoria.
Stupiscono, almeno guardando il Cagliari ordinato e brillante di Firenze (da ieri è in silenzio stampa, giustificato dal presidente Cellino con il bisogno di concentrazione), i soli quattro punti dei sardi, senza vittorie da 20 partite. Ballardini non sembra ancora a rischio, decisiva sarà la partita con il Treviso. Intanto Ventura, presente al Franchi dopo qualche apparizione al Sant’Elia, continua a proporsi a Cellino. Il vantaggio di Suazo (quinto gol stagionale agevolato dal pasticcio di Di Loreto), illude il Cagliari per la prima volta orfano degli uruguagi ed entrato in campo con un atteggiamento spregiudicato. La Fiorentina è appannata nelle gambe e mentalmente, tanto che nel primo tempo fatica a reagire. Lo fa, dopo aver ancora rischiato qualcosa, a inizio ripresa quando Fiore inventa un magico assist per Toni. Ballardini commette un errore togliendo Suazo, togliendo il punto di riferimento in attacco. Ma i viola soffrono sempre, non riescono a venire a capo del match fino all’invenzione di Toni che manda in gol Jorgensen.

I sardi non si arrendono, prima della doppia espulsione di Conti (Gabriele è fiscale anche se il giocatore offende l’arbitro) e Canini. Il trittico Milan-Roma-Juve sarà infatti la vera cartina di tornasole della Fiorentina che ora fa comunque sognare i tifosi.

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