Tor Tre Teste, guerra al cemento

Mancano poco più di mille firme per arrivare a quota 5000 e richiedere l’intervento di Veltroni

Tor Tre Teste, guerra al cemento

Non si placa la protesta dei residenti di Tor Tre Teste contro l’ecomostro che sta per sorgere nell’unico polmone verde del VII municipio. I rappresentanti dei comitati di quartiere hanno incontrato l’assessore all’Urbanistica Roberto Morassut, al quale hanno esposto tutte le loro perplessità sulla legittimità dell’opera, composta da quattro palazzoni di sei piani sormontati da una torre e da un centro commerciale. Un complesso che a quanto pare sarebbe protetto da diritti edificatori inalienabili, nonostante intorno all’area esistano stringenti vincoli archeologici e paesaggistici. «L’assessore - ha raccontato Luigi Giacinti, portavoce del comitato per la difesa del parco - ha riaffermato i diritti dei privati a costruire secondo le volumetrie riconosciute dagli uffici comunali. Noi però siamo di diverso avviso e riteniamo che le varianti apportate al Prg non siano accettabili, visto che nella sua versione originale il piano prevedeva la salvaguardia del parco. Tutta quella cintura di verde pubblico che in un primo momento era obbligatorio mantenere, ora è sparita».
I residenti, certi della loro analisi, non sembrano intenzionati ad accettare passivamente la colata di cemento e hanno già raccolto 3.800 delle 5mila firme necessarie per imporre al Campidoglio di riaprire un tavolo di discussione. «Perché quando si è trattato di decidere - ha insistito Giacinti - il nostro punto di vista non è mai stato preso in considerazione. Eppure il Comune è tenuto per regolamento ad ascoltare i cittadini, ci sono anche diverse direttive europee che lo confermano». «Viene da pensare che la partecipazione dia fastidio», gli fa eco Anna Candelotti, presidente del comitato acquedotto Alessandrino.
Qualcosa si muove anche sul fronte politico: Forza Italia, Allenza nazionale, Udc e Mpa hanno presentato una mozione in Consiglio municipale chiedendo la revoca della delibera che autorizza l’opera. La maggioranza di centrosinistra, però, ha votato contro la proposta, riservandosi di esaminare il progetto dei comitati di quartiere.
I lavori intanto hanno avuto inizio e sulla vicenda si addensano ulteriori punti di domanda.
A non convincere sono in primo luogo le dinamiche dei rilievi geognostici, effettuati direttamente dai privati senza che a supervisionarli fosse presente un pubblico ufficiale. Stupiscono poi le recinzioni che circondano l’area dove sorgerà il complesso, così alte e spesse, quasi volessero nascondere a sguardi indiscreti gli sviluppi degli scavi. Scavi che costituiscono una tappa necessaria per ottenere le definitive autorizzazioni a procedere da parte della soprintendenza ai beni culturali. Il Comune, in ogni caso, pare aver trovato il modo per indorare la pillola ai residenti, regalando loro un’area verde di circa 80 ettari in un quartiere non troppo distante.


In quella zona, infatti, sarebbero presenti dei casali di valore archeologico meritevoli di tutela: «Casali esattamente identici a quelli presenti all’interno del parco di Tor Tre Teste - rileva Anna Candelotti - di cui però nessuno si preoccupa».

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