Torino nel caos: Siniscalco si ritira da Intesa

La pubblicazione da parte del Corriere della Sera dei verbali dell’esecutivo della Compagnia San Paolo (primo socio di Intesa Sanpaolo con il 10%) ha costituito l’affondo contro la candidatura di Domenico Siniscalco a presidente del consiglio di gestione di Ca’ de Sass.
Non solo perché rivelava l’ostilità di diversi consiglieri della Fondazione contro Siniscalco, ma soprattutto perché il quotidiano di via Solferino la collegava alle frasi di Umberto Bossi sulla Lega che voleva contare di più nelle banche del Nord. Il che faceva intendere come scegliere Siniscalco implicasse cedere a pressioni leghiste.
Alla fine è stato lo stesso Giovanni Bazoli, presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo, a recarsi da Siniscalco per spiegargli che non c’erano più spazi per la candidatura. Insomma, l’asse Bazoli-Giuseppe Guzzetti, punto di equilibrio d’Intesa Sanpaolo, ha voluto gestire la partita che ora potrebbe concludersi con la nomina di Andrea Beltratti a presidente del consiglio di gestione di Intesa, un professore bocconiano quarantenne a cui però mancherebbero alcuni requisiti manageriali necessari per il ruolo che andrà a ricoprire. Secondo Elsa Fornero, oggi proposta vice nel consiglio di sorveglianza ed esponente dell’ala prodian-azionista cittadina, potrebbe anche restare in carica Enrico Salza, l’attuale presidente, il che implicherebbe una sconfitta campale per Angelo Benessia presidente della Compagnia e per il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, che l’hanno considerato (con motivazioni) inadeguato nel seguire gli interessi del territorio già curati dalla Banca San Paolo prima della fusione con Intesa. L’asse Bazoli-Guzzetti dimostra di essere ancora oggi punto di stabilità del sistema al momento non sostituibile, tale da consentire di gestire con successo varie situazioni di scontro.
Però, mentre gli va riconosciuto un certo ruolo di ammortizzatore, va considerato come non sia più del tutto in grado di definire chiare prospettive: innanzitutto per quel che riguarda la rappresentanza del territorio torinese che subisce contraccolpi anche duri ma per ora rimane orientata sull’asse Chiamparino-Benessia, espressione di una sinistra aperta al dialogo. E così sul ruolo strategico delle Fondazioni bancarie che sotto la guida di vecchi saggi a lungo covati dal potere democristiano, dà prove di abilità politica e in parte bancaria, ma non offre modelli per il futuro: con «vecchi saggi» difficilmente sostituibili da «giovani professori».
Una discussione sistemica dovrà essere affrontata quando le amministrazioni regionali elette in questa tornata incominceranno a esercitare i loro poteri (compito non immediato).

Una discussione per individuare un metodo che non potrà più essere solo quello di questi ultimi anni: con alcuni vecchi saggi che facevano da professori e i rappresentanti degli eletti nella veste di scolari da mettere in riga.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica