Antonio Lodetti
Lo scorso maggio ha suonato al Forum, stasera torna al MazdaPalace per la Festa dellUnità. Sempre uguale e sempre diverso, ricco di emozioni e di piccole sorprese, il concerto che Francesco De Gregori porta in tournée da primavera.
Il Principe (come lo ha soprannominato Lucio Dalla) con lo splendido album Pezzi, cavalca sonorità ruvide dal taglio folk blues, mostrando la sua anima più poetica, quella più personale e al tempo stesso vicina allestetica del maestro Bob Dylan. Così Tempo reale dal vivo evoca la potenza di Highway 61 Revisited, Numeri sparsi lincedere gospel blues di Slow Train Comin e limpegnata Vai in Africa Celestino (che ha fatto pensare il pubblico del Festivalbar) ricorda per ammissione dellautore Everything Is Broken. «Non nascondo i miei debiti musicali - dice il cantautore che tra laltro ha riletto in italiano la dylaniana If You See Her Say Hello per la colonna sonora di Masked & Anonymous - perché non sono unammissione di colpevolezza, ma un segno di maturità».
Oggi che si sente «il cantante di una band», De Gregori fa vibrare la voce dalla anarchica tessitura, tiene il tempo con la sua morbida chitarra, sparge dolenti assolo di armonica e guida linsinuante coralità del suo gruppo (Lucio Bardi, Paolo Giovenchi, Alessandro Valle alle chitarre; Alessandro Arianti alle tastiere; Guido Guglielminetti al basso; Alessandro Svampa alla batteria) in un lungo viaggio attraverso il suo repertorio.
Lui non è uomo da promozione discografica, così non sono molti i brani tratti da Pezzi; piuttosto al concerto si respira lo spirito dellalbum, linquietudine, la disillusione, il disagio esistenziale. «Oggi è importante la solidarietà - ama dire - e lamore per gli altri. Nelle mie canzoni a volte ci sono contenuti politici ma mai partitici. Del resto io canto la realtà». Così ripercorre, con arrangiamenti glabri e preziosi, le tappe più significative del suo repertorio, senza dimenticare di celebrare i trentanni dallincisione dello storico Rimmel, di cui riprende lomonimo brano e - nei bis - la lenta Pezzi di vetro e la dolce Buonanotte fiorellino passando poi per gli albori di Non cè niente da capire e Alice, La leva calcistica della classe 68, la denuncia a tempo di reggae di Dottor Dobermann, le immagini allegoriche di Gambadilegno, la commovente e commossa A Pà dedicata a Pasolini fino alla vibrante Agnello di Dio, che è stata definita uno dei punti più alti della nostra canzone dautore.
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