Testimoni del proprio tempo: quante volte l'abbiamo letta, questa frase, e quante volte ci siamo chiesti se noi lo potremmo essere o no. Certo, di questi ultimi anni immagini, notizie, informazioni ci hanno inondato la vita; ma sentiamo d'aver bisogno d'altro: poter possedere nella memoria e anche persino negli oggetti in casa le realtà che sappiamo importanti, i punti di riferimento della nostra storia. Quelli che chiamiamo «miti» perché mitico è ciò che s'impone più direttamente d'ogni spiegazione e ragionamento, che si offre come rivelazione, che ci fa capire le cose e noi stessi con una forza assoluta. Toscanini è un mito della nostra storia.
Non è soltanto un grande direttore: è colui che ha dato la nuova impronta alle esecuzioni musicali. Colla forza di carattere, anzi di caratteraccio, è riuscito a imporre la sua grandezza e i suoi ideali. Come «sentire» tutto questo, ascoltando le sue interpretazioni? Una volta si sarebbe detto: accendendo la radio e cercando disperatamente di collegarsi con l'America. Per esempio, all'inizio della guerra, quando il Maestro era in America, esule volontario dall'Italia fascista, e in Italia si sospirava il suo ritorno, era il sogno d'ogni musicofilo poter ascoltare in diretta quei suoi famosissimi concerti che trasmetteva alla National broadcasting company di New York, con l'orchestra creata apposta per lui, che tutti ricordano in sigla: Nbc.
Ora, le registrazioni lo rendono possibile; e il nostro senso della storia può darci la misura di che cosa potesse essere, per esempio, per gli italiani d'America avversi al regime, e nel tempo di guerra, ascoltare quell'uomo libero, passionale, rigoroso, stimato e reso popolare dalla radio e dalla stampa, e come e perché in Italia fosse tanto aspettato.
Il Giornale propone oggi e per quattro settimane un disco con una scelta di brani non ancora pubblicati in cd. Il lavoro tecnico di restauro, a costo di rinunciare a una brillantezza artificiale per simulare una pulizia da registrazione in studio d'oggi, conserva quel suono compatto, così giustamente legato alla sua epoca e così eloquente nella nostra. Fedele toscaninianamente a Toscanini, ne tramanda il senso di grandezza, la sicurezza del respiro, il rifiuto di tutto ciò che non è essenziale, la logica delle proporzioni, l'amore per la vita che la musica rivela.
Il primo cd è dedicato a Mozart, di cui in questi giorni si chiude l'anno del duecentocinquantesimo anniversario dalla nascita. Non c'è un rapporto stringente, fatale, tra Mozart e Toscanini, uomini di terre ed epoche diverse. Chi è abituato ad arrivare a Mozart attraverso l'immagine della frivola Vienna, dell'aggraziato Settecento, della prevalenza del soave come tramite per far passare le idee, è meglio che faccia un passo indietro e ricominci per un'altra strada. Qui si va subito alla sostanza, nel cuore della partitura, nella pienezza della forma classica.
L'ascoltatore esperto non ha bisogno di suggerimenti: conosce la grandiosità della Sinfonia «Praga» con cui Mozart trentenne trionfò in questa città mentre a Vienna faticavano a seguirlo nei nuovi discorsi così ampi e meditativi; e sentirà con emozione già tutta l'Introduzione adagio, in cui Toscanini sembra portarci con il fiato sospeso in una costruzione dalle volte spaziose, che sembrano condurci lentamente verso un grande sipario che si schiuderà come in un teatro meraviglioso. E si pregusta, l'intenditore, la Sinfonia concertante capolavoro di Mozart a ventitré anni, ancora composta nella natia Salzburg, con violino e viola che intessono il grande dialogo con l'orchestra, in un canto che comprende le domande, le risposte e i silenzi.
L'ascoltatore inesperto scelga: se si vuole inoltrare con pazienza, sappia che ad un certo punto sarà premiato con una delle pagine più struggenti e luminose della storia, l'Andante di quest'ultima composizione. Oppure può subito partire da lì, e, fatta alleanza con Mozart, avventurarsi nell'ascolto da capo a fondo del cd, felicemente.
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