Le tracce «senza fine» di Alberti Quando un frammento è poetica

In mostra una quindicina di sculture dell’artista

Si fa un gran parlare dell’India sospesa fra antica cultura e globalizzazione economica, ma in fondo se ne sa ben poco. Un aiuto alla comprensione viene ora da un ciclo di conferenze in corso alla Libreria Rizzoli di Galleria Vittorio Emanuele intitolato «India, il rapporto fra maschile e femminile». Tra i relatori figurano Marilia Albanese, indologa, direttore della sezione lombarda dell’Istituto italiano per l’Africa e l’Oriente, e Giuliano Boccali, professore di Lingua e letteratura sanscrita alla Statale di Milano. Saranno presenti entrambi questa sera alla Rizzoli per tenere una conferenza sul tema «La femminilità nella tradizione» (ore 18.30). Spiega Marilia Albanese: «Il professor Boccali illustrerà l’attualità di due miti fondamentali: il mito di sati, che ha dato origine alla tradizione del sacrificio della vedova sul rogo del marito, e il mito della seduzione di Shiva da parte di Kama, il dio dell’Amore, per indurlo a sposare Parvati. Personalmente terrò a sottolineare come gli aspetti della divinità femminile in India siano più antichi di quelli ufficiali presentati nell’ambito sacerdotale maschile: si pensi a Kali, terribile signora della vita e della morte, ritenuta un pericolo per l’ordine sociale».
Dottoressa Albanese, le religioni dell’India, diversamente da quanto accade in Occidente, paiono aperte all’idea di uno scambio amoroso e giocoso di energie fra il principio maschile (Shiva) e quello femminile (Shakti) in vista della riunificazione finale. È davvero così?
«In ambito spirituale sì, perché l’Occidente ha rimosso dal divino tutto ciò che è laido, orrido e lascivo. Ho scelto termini forti perché talvolta le immagini sacre indiane veicolano aspetti terrifici. La rimozione operata da noi è stata addossata a satana, al diavolo, a colui che pone ostacoli e separa. In India non è stato così: la dea è al tempo stesso materna e soccorrevole, terribile e distruttrice, colei che educa e seduce, in un ribaltamento continuo delle funzioni».
A livello sociale non sembra transitare molto del ruolo insostituibile che la dea riveste accanto al suo signore...
«Ma ricordiamo che l’India è stata la prima democrazia del mondo a essere governata da una donna, Indira Gandhi, e che molte donne oggi rivestono un incarico importante in politica o negli affari. In alcuni ambiti, è vero, le donne incontrano grandi difficoltà. Se la loro dote viene ritenuta insufficiente rischiano di essere uccise dal marito. Ma non si può generalizzare».
Qual è la cosa che meno abbiamo capito dell’India?
«Che ci sono molte Indie».
E cosa dovrebbe sapere un imprenditore italiano?
«Che certi aspetti della tradizione sono ancora operanti, che le radici culturali sono forti. Pensi ai grandi scienziati indiani negli Stai Uniti che si fanno mandare la moglie dall’India».
È ancora innamorata dell’India?
«L’ho amata, l’ho odiata.

Oggi le sono grata per avermi aiutato a comprendere me stessa, il mio essere occidentale. Sono andata molto lontano, come l’ebreo che cercava il tesoro sotto un ponte a Varsavia e invece lo aveva a Cracovia, sotto il focolare».

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