La tradizione, la Regola e le bufale da evitare

Quando si parla di templari, dietro l’angolo c’è sempre un «mistero» di turno che di solito è una «bufala», peraltro rancida. Dalle sciocchezze alla Umberto Eco ai deliri del Codice da Vinci di Dan Brown, dal primo al secondo film con Nicolas Cage sul Tesoro dei templari ai siti Internet. Per fortuna studi seri mettono un po’ d’ordine in tale guazzabuglio. Per esempio un volumetto di Franco Cardini, La tradizione templare, edito da poco da Vallecchi (pagg. 174, euro 14), che ripercorre la storia postuma dei templari, dopo cioè la loro soppressione all’inizio del XIV secolo, dai massoni alle maledizioni post-factum, dagli «ottagoni templari» ai numeri segreti e via dicendo. E tra qualche mese arriverà la nuova edizione critica della Regola del Tempio che Simonetta Cerrini ha curato per l’editore belga Brepols.

Giova poi ricordare il solido libro di Elena Bellomo su L’Ordine del Tempio nell’Italia nord-occidentale (1142-1330), appena edito dalla olandese Brill. È la prima e sistematica indagine sulle fondazioni templari tra Lombardia, Piemonte e non solo. Spazzerà via le «guide all’Italia templare» basate su voci e assurde invenzioni? Speriamo di sì.

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