Politica

Il tramonto dell’esercito di Damasco: navi, aerei russi e missili obsoleti

Difficilmente Assad entrerà in un conflitto armato con Israele

Andrea Nativi

Tra l’incudine e il martello, questa la situazione strategica e militare della Siria, che non ha alcun interesse ad arrivare a uno scontro aperto con Israele, scontro che la vedrebbe sicuramente sconfitta. D’altro canto Damasco non può permettersi di apparire troppo accomodante sia nei confronti dell’opinione pubblica interna e araba, sia nei confronti di Teheran, alleato sempre più scomodo.
Indubbiamente con il ritiro delle sue forze dal Libano in ossequio alle pressioni internazionali, il presidente Bashar al-Assad ha ottenuto una buona credibilità internazionale, ma ha perso un’importante pedina strategica. È inoltre diminuita la sua capacità di sostenere Hezbollah, anche se convogli di rifornimenti e materiali continuano ad arrivare in Libano via Siria. Ma Assad sa perfettamente che uno scontro con Israele va evitato, perché le sue Forze armate, sulla carta consistenti e potenti, soffrono in realtà di gravi problemi: insufficiente addestramento, struttura di comando e controllo rigida, supporto logistico insufficiente, equipaggiamenti e sistemi d’arma obsoleti, solo in parte ammodernati o sostituiti.
Gli uomini alle armi sono circa 300.000, in massima parte assegnati all’esercito (200.000), con una piccola marina con meno di 8.000 effettivi, una aeronautica con circa 40.000 uomini e un comando indipendente della difesa aerea che allinea ben 60.000 militari. Il nocciolo duro dell’esercito è costituito dalle due divisioni corazzate meglio equipaggiate, da una divisione della Guardia Repubblicana e dalle unità delle Forze Speciali. Il resto delle formazioni è invece largamente basato su coscritti e ha una bassa prontezza al combattimento.
La marina ha un pugno di motovedette lanciamissili e un paio di corvette e poco più. I piani di ammodernamento sono stati abbandonati per mancanza di fondi.
I comandanti siriani sono consapevoli che tentare di affrontare in combattimento i caccia israeliani con i velivoli disponibili (MiG-29, Su-24 , MiG-23, MiG-21) equivarrebbe a un suicidio. Meglio concentrarsi allora nella difesa aerea del proprio territorio, sia con gli aerei sia, soprattutto, con una controaerea molto consistente, ma in larga misura ormai invecchiata.
Da quando non può più contare sulle forniture di armamenti russi a titolo pressoché gratuito la Siria si è trovata in gravi difficoltà finanziarie. Mosca negli ultimi anni ha ricominciato a vendere missili controcarro, missili antiaerei e altri armamenti, ma ci vuole ben altro. Negli ultimi anni il divario tecnologico nei confronti di Israele si è certamente ampliato.
Anche i missili superficie-superficie e il deterrente strategico, basato su razzi pesanti e missili balistici (quasi 900, in buona parte obsoleti) sono inadueguati.

È improbabile che Assad ordini alle sue Forze armate di farsi coinvolgere nel conflitto tra Israele, Libano e Hezbollah.

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