La trasformazione di Seul, l'Atlantide della tecnologia che reinventa il mondo

Così la Corea del Sud con i suoi colossi digitali è diventata il motore del progresso planetario

Camilla Golzi Saporiti

Cinquant'anni fa nessuno ci avrebbe scommesso niente. Perché nessuno si sarebbe mai immaginato che quel Paese così piccolo e lontano, così logorato e segnato dagli eterni conflitti e contrasti con i vicini di casa del Nord, che allora era la Corea del Sud, si sarebbe riscattato, totalmente trasformato. Al punto da spiccare oggi sulla scena mondiale come potenza industriale e soprattutto tecnologica.

È successo. È un dato di fatto. Il nostro futuro laggiù è il presente; e il nostro presente laggiù è passato, forse neanche prossimo ma addirittura remoto. Grazie a un processo di modernizzazione che ha dell'incredibile, la penisola sudcoreana si è conquistata un posto in cima alle classifiche globali. Che scala veloce. Business, tecnologia, infrastrutture di trasporto e ultimamente anche attenzione allo sviluppo sostenibile sono i pilastri su cui ruota il successo del Paese, spinto dalla sua a dir poco dinamica capitale.

Seul vent'anni fa era una delle tante caotiche megalopoli asiatiche, adesso è una ricca e smart megacity. Secondo il Global Power City Index 2017, elaborato dal Mori Memorial Foundation's Institute for Urban Strategies sulla base di sei parametri (economia, ricerca, cultura, vivibilità, ambiente e accessibilità), è la sesta città più potente del pianeta. Nella graduatoria incalza Singapore e batte Hong Kong. D'altronde a Seul le iniziative che legano business, tecnologia e sviluppo urbano non si contano.

Oltre ai due colossi Samsung e LG che lì hanno la propria culla, la Digital Media City, un complesso di oltre mezzo milione di metri quadrati per le tecnologie digitali nato nel 2002, attira le società più all'avanguardia nel mondo dell'hi-tech, Google inclusa. Dal 2015 Big G ha il suo primo campus asiatico per start up nel distretto di Gangnam. Non può certo sorprendere che la città passi anche per essere una delle capitali mondiali della banda larga e sia fedele abbonata ai primi posti dell'Ict Development Index delle Nazioni Unite. Lo slancio verso il futuro e la proiezione nell'innovazione tecnologica e digitale ricalcano alla lettera la ppalli-ppalli culture, la cultura locale dello sbrigati e muoviti. Che si materializza anche nell'efficienza e ora sostenibilità del sistema di trasporto urbano.

A Seul la metropolitana copre oltre 300 chilometri, è integrata a ferrovie suburbane e people mover, ed è connessa a una flotta di bus che entro il 2020 sarà composta esclusivamente da mezzi a trazione elettrica. Nelle stazioni e lungo le scale mobili sono posti dei mega schermi per l'intrattenimento di pendolari e viaggiatori cittadini. Su treni e banchine della metro è attiva la ricezione del mobile, ma questa è cosa ormai ovvia e data per scontata: l'introduzione risale al 2010. Non da meno l'avveniristico scalo internazionale di Incheon, definito dalla Cnn «un aeroporto da cui non vorresti mai andartene».

A 65 chilometri di distanza da Seul, nella città di Songdo, giusto per fare un esempio, la situazione (ai nostri occhi da film di fantascienza) non cambia. Parchi verdi, architetture ultramoderne e appartamenti ad alta tecnologia definiscono la cosiddetta Atlantide dell'Estremo Oriente.

Modello di città del progresso, banco di prova dell'Internet of Everything (l'Internet di qualunque cosa), è solo un'altra dimostrazione di un Paese che guarda avanti, si muove veloce e corre già nel futuro, il nostro perlomeno.

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