Un Luciano Lupi vive in via Pascoli in una casa del Pat. È un omonimo o è un suo parente, onorevole Maurizio Lupi?
«Mio fratello si chiama Luciano, ma guadagna 700 euro al mese, lavora in un’impresa di pulizia e vive nelle case popolari di via dei Larici, agli Olmi, quartiere dove abitano i miei genitori e dove sono nato io».
Allora omonimìa?
«Non so chi sia, a meno che mio fratello non abbia una doppia vita che mi nasconde! In tutta Italia i Lupi sono oltre 2300: avevo fatto una ricerca una volta che era accaduto un altro caso del genere. Se poi uno abita al Trivulzio o in una casa popolare, non per questo è uno che se ne approfitta».
È favorevole alla pubblicazione dei nomi degli affittuari di tutti gli enti pubblici?
«La trasparenza è uno degli elementi che connota l’azione di governo anche nella città di Milano ed è necessario snidare i privilegi, ovunque si annidino. Credo che Letizia Moratti abbia fatto molto bene a chiedere la diffusione di questi elenchi. Ma abbiamo la responsabilità di tutelare sempre ogni singola persona e non dobbiamo cadere nelle liste di proscrizione».
Tra la gente si è scatenata una rabbia molto forte. Non si rischia un clima da caccia alle streghe?
«La casa è il bene primario per ognuno di noi e va difeso. Abbiamo combattuto per togliere l’Ici, vediamo i sacrifici che le persone fanno per pagare i mutui. Ritengo comprensibile questa rabbia: quando ci sono abusi ed eccessi, vanno condannati. Ma dico attenzione a non fare di ogni erba un fascio. Se qualcuno ha comprato a un prezzo giusto, non bisogna criminalizzarlo, perché aveva tutto il diritto di farlo».
Come si distingue un privilegio da un normale acquisto?
«La questione è se la casa viene affittata o venduta a un prezzo di mercato».
E il caso Pisapia?
«Pisapia si guardi dai suoi amici moralisti che hanno condotto una battaglia moralista contro Berlusconi e ora vogliono usare la casa in affitto della sua compagna come boomerang contro di lui. Noi non vogliamo speculare contro Pisapia, non ne abbiamo bisogno. Il vero problema è capire perché questo vecchio contratto non è stato aggiornato. Se qualcuno sbaglia, è bene che paghi».
In questa vicenda chi dovrebbe pagare?
«Mi sembra di cogliere che la Moratti sia sulla linea giusta, è importante verificare come mai alcune case al centro della città siano affittate a poco. Non ci devono essere cittadini di serie A e di serie B, che siano di destra o di sinistra, giornalisti o politici. È bene che ci siano canoni d’affitto uguali per tutti».
Il Pat rivendica di dover seguire criteri sociali.
«È chiaro che i contratti in corso vanno rispettati. Gli appartamenti sono per lo più frutto di grandi donazioni. La discussione è: valorizzare il patrimonio o metterlo a disposizione delle categorie più deboli? Io penso che sia giusto valorizzare il patrimonio immobiliare e utilizzare le risorse per dare alloggi a canone agevolate in luoghi meno centrali.
Case popolari in periferia?
«Non facciamo i ghetti ma edilizia agevolata popolare. Se poi qualcuno può o vuole spendere di più, si accomodi. Lo dice uno orgogliosamente di Baggio».
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