La trattativa con Kabul fallisce i talebani uccidono un ostaggio

Gli integralisti: «Le nostre richieste non sono state accolte e gli ultimatum sono stati ignorati». Appesa a un filo la vita degli altri 21 coreani rapiti

La trattativa con Kabul fallisce i talebani uccidono un ostaggio

I talebani avrebbero ammazzato uno o due ostaggi sudcoreani, dopo che le trattative per il rilascio del maxi gruppo di sequestrati, da undici giorni nelle grinfie dei tagliagole islamici, sono ferme a un punto morto. Inoltre ieri sera Al Jazeera, la tv con ottimi contatti fra i fondamentalisti, ha mostrato un video in cui si vedono le donne sud coreane rapite circondate dai talebani.
Il megafono dei talebani, Mohammed Youssef Ahmadi, ha annunciato ieri sera che uno degli uomini in ostaggio è stato «ucciso a colpi di kalashnikov». Il suo nome sarebbe Song Kin-Shi e secondo il portavoce dei fondamentalisti l’esecuzione è avvenuta «perché il governo (afghano) non ha voluto ascoltare le nostre richieste e ignorato gli ultimatum». Ovvero lo scambio dei 22 ostaggi con otto prigionieri talebani detenuti nelle carceri di Kabul.
Il governatore della provincia di Ghazni dove si trovano i sequestrati, solo poche ore prima del tragico annuncio, aveva dichiarato che i talebani concedevano ancora due giorni alle trattative. Poi ha dovuto ammettere che secondo «rapporti non confermati» sarebbero addirittura due gli ostaggi sudcoreani uccisi. L’annunciata «fucilazione» di ieri si aggiunge all’esecuzione del leader spirituale del gruppo di sudcoreani, Bae Shin-kyu, ammazzato lo scorsa settimana, il giorno prima del suo quarantaduesimo compleanno.
La giornata di ieri non era iniziata sotto i migliori auspici. I talebani avevano fissato l’ottavo ultimatum in 11 giorni, alle 12 locali, le 9.30 in Italia. Fin dalle prime ore del mattino Mahmood Gailani, il capo negoziatore faceva sapere che le trattative erano in una fase di stallo. Il governo non intendeva rilasciare gli otto comandanti talebani richiesti dai sequestratori. A loro volta i tagliagole islamici non volevano liberare le donne, che sono la maggioranza degli ostaggi, almeno 15, prima dello scambio. Scaduto l’ultimatum sembrava che i talebani lo avessero prorogato, come era già successo quasi ogni giorno. Lo stesso governatore di Ghazni pensava di avere ottenuto altre 48 ore, ma invece i talebani preparavano l’esecuzione. Un comandante sul terreno, Muhammad Anas Sharif, parlando all’agenzia di stampa afghana Pajhwok aveva chiarito che se il governo continuava a ignorare le richieste avrebbero cominciato ad ammazzare gli ostaggi.
Ieri sera la tv Al Jazeera ha mostrato un video in cui si vedono diverse donne rapite con la testa coperta dal velo islamico e attorniate da talebani mascherati. Un inviato del quotidiano sud coreano JoongAng Ilbo è riuscito a intervistare per telefono una delle sequestrate. «Siamo molto dispiaciuti di avere provocato tutto questo, ma vogliamo uscirne al più presto», ha affermato Lee Ji Young di 34 anni. L’ostaggio ha detto che il gruppo è stato diviso e che lei si trova con tre compagni e non sa nulla degli altri. I sud coreani vengono spostati di continuo e sono quasi tutti in pessime condizioni di salute.
La delegazione di Seul giunta in Afghanistan nei giorni scorsi per cercare di risolvere il caso ha inviato un carico di medicinali ai talebani, ma non è certo che abbiano raggiunto gli ostaggi.

Il governo sud coreano punta a una soluzione pacifica ed esclude un blitz militare. A sua volta il presidente afghano, Hamid Karzai, non ha intenzione di avallare un nuovo scambio di prigionieri, come era successo nel caso del giornalista di Repubblica Daniele Mastrogiacomo.

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