«Trattiamo con i no global se rinnegano le okkupazioni»

Dai segretari di Quercia e Margherita aut aut ai centri sociali e all’assessore del Pdci Vesco che li vuole legalizzare

«Trattiamo con i no global se rinnegano le okkupazioni»

(...) coordinatore genovese della Margherita Paolo Striano e del segretario ligure dei Ds Mario Margini: «Rinunciate all’illegalità e non avremo problemi a valorizzare la vostra funzione».
Uno schiaffo all’assessore Vesco, che è anche segretario regionale dei Comunisti italiani e che ieri ha replicato chiedendo «un po’ più di tolleranza» ai colleghi di coalizione. E una risposta fin troppo netta al mondo no global, che solo il giorno prima aveva rivendicato l’illegalità quale strumento di lotta sociale («Se nessuno avesse mai infranto le leggi oggi non ci sarebbe neppure il diritto di sciopero»), e chiesto al Comune un’inversione di rotta nella politica sociale («Non esistono solo gli oratori quale modello educativo»).
Dicevano i duri dell’okkupazione che «il problema non è nostro, ma delle istituzioni, perché noi gli spazi ce li siamo presi, sono loro in imbarazzo per non aver mai riconosciuto il valore politico e sociale di un’esperienza come quella dei centri sociali». Replicano Ds e Margherita che l’imbarazzo è sempre meglio dell’illegalità.
I centri sociali antitesi degli oratori ma con la stessa valenza sociale? Il piano regolatore sociale del Comune che deve tener conto anche delle attività no global? Striano sgrana gli occhi: «Tutte le forme di partecipazione sono positive per la città». Poi corrccia la fronte: «Il piano regolatore sociale non è fatto per favorire solo le parrocchie ma è chiaro che le regole della società civile vanno accettate: mettano la parola fine alle occupazioni e otterranno il riconoscimento di spazi che cercano». Vaglielo a dire agli autogestiti, quelli che «l’occupazione non è il problema ma la soluzione». Margini ha molto da dire su questo e quel che dice pesa parecchio, visto che è assessore nella giunta comunale di Giuseppe Pericu. Dice che a lui sta pure bene il concetto di ribellarsi alle ingiustizie. Precisa però che la ribellione «vale in una società autoritaria in cui è negata la rappresentanza, mentre noi viviamo in una società democratica nella quale i canali di partecipazione ci sono». Che poi, è vero che «dalle lotte giovanili può venire un contributo alla società», ma non esageriamo: «Il movimento operaio non si è autoriconosciuto un ruolo storico». Ergo: «Se i centri sociali accettano un principio di regole condivise non avremo problemi a riconoscere la loro funzione. Ma se continuano a considerare le occupazioni uno strumento di lotta politica io non sono favorevole, perché in democrazia solo la condivisione delle regole porta a diritti condivisi».


Ieri l’assessore Vesco ha invitato a non esasperare i toni: «resto convinto che sia giusto fare un percorso di legalizzazione partendo dall’esistente, altrimenti sarà difficile trovare una mediazione. Questo invece mi sembra un passo indietro rispetto al punto in cui eravamo arrivati. Capisco le difficoltà del Comune e non voglio polemizzare, ma chiedo un po’ più di tolleranza». I muti e i sordi, appunto.

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