Tre ergastoli alle nuove Br «Sconto» alla Saraceni

Delitto D’Antona: condannata a solo 4 anni e 8 mesi la figlia dell’ex magistrato, secondo l’accusa responsabile di concorso nell’omicidio del giuslavorista. Pene lievi anche per altri 8 terroristi, 4 le assoluzioni

Emanuela Ronzitti

da Roma

Trentadue estenuanti ore di camera di consiglio. Tanto ha impiegato la seconda Corte d'assise di Roma per sciogliere il verdetto sul caso Massimo D’Antona, il docente di diritto del lavoro e consigliere dell'allora ministro del lavoro Antonio Bassolino che nella mattinata del 20 maggio del 1999 venne freddato da un colpo d’arma da fuoco dritto al cuore. Nella serata di ieri dall’aula bunker del carcere di Rebibbia il processo, partito lo scorso 17 febbraio, dopo 30 udienze è arrivato finalmente al capolinea. Dodici condanne e quattro assoluzioni, questo la decisione della Corte per i quindici brigatisti accusati di aver fatto parte delle Nuove Brigate Rosse, il commando che firmò con il fuoco l’epilogo di quella «maledetta mattina» in via Salaria a Roma. Sentenza secca per Nadia Desdemona Lioce, latitante fino al 2 marzo 2003, Roberto Morandi e Marco Mezzasalma condannati all’ergastolo perché ritenuti responsabili di concorso in omicidio nonché dei reati di banda armata, rapina, associazione sovversiva e armi.
Assoluzioni, così come aveva chiesto la procura per i fratelli Maurizio e Fabio Viscido. Pene, invece, più miti per tutti gli altri imputati, comprese due assoluzioni che forse gli inquirenti non si aspettavano, quelle di Alessandro Costa, per il quale erano stati chiesti cinque anni e Roberto Badel per il quale invece il pm Saviotti, durante la requisitoria, aveva chiesto una condanna a tre anni e sei mesi. Un giudizio di non colpevolezza per buona parte dei reati contestati anche per Diana Blefari Melazzi alla quale sono stati comminati nove anni e sei mesi e a Paolo Broccatelli condannato a nove. Per entrambi era stato chiesto dalla Procura la condanna al massimo della pena. Umberto Di Giovannangelo, invece, è stato condannato a cinque anni e sei mesi, mentre Simone Boccaccini a cinque anni e otto mesi. La lunga mano della giustizia è stata invece più clemente per Federica Saraceni, la figlia dell’ex magistrato e parlamentare della sinistra indipendente accusata oltre che di banda armata anche del concorso nell'omicidio del professor D'Antona, è stata ritenuta colpevole solo del reato di associazione sovversiva. Per lei quattro anni e otto mesi da scontare, e anche in questo caso la Corte presieduta da Mario Lucio D'Andria, non ha accolto la richiesta dei Pm che avevano sollecitato una condanna a 21 anni di carcere e l’assoluzione per i reati accessori all’omicidio (furto e detenzione di armi). Insomma una sorta di «grazia».
Per ciascuno dei cosiddetti irriducibili, ovvero Antonino Fosso, Francesco Donati, Franco Galloni e Michele Mazzei una condanna di cinque anni e sei mesi. Assolti infine, oltre ai fratelli Fabio e Maurizio Viscido, Roberto Badel e Alessandro Costa. E come se non bastasse, per la prima volta la corte d’Assise oltre ad infliggere il massimo della pena agli ex brigatisti, Lioce, Mezzasalma e Morandi, ha condannato i tre al risarcimento dei danni allo Stato. In tutto i dodici imputati dovranno versare oltre 2 milioni d’euro di risarcimento.

«La Corte ha riconosciuto la risarcibilità del danno allo Stato relativo alle attività di intelligence e di investigazione svolte dalle forze polizia per le indagini relative al processo», spiega in una nota l’Avvocatura dello Stato. La Corte avrebbe equiparato il danno non patrimoniale subito dallo Stato ai reati di terrorismo ed eversione dell’ordinamento democratico.

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