Tre milioni di compratori all’assalto dell’Outlet

Tre milioni di compratori all’assalto dell’Outlet

(...) con prodotti delle grandi firme della moda a un buon prezzo. In principio furono i soliti, immancabili giapponesi: gentilissimi, impegnatissimi a correre a frotte da un punto vendita all'altro e soprattutto tanti. Sempre più numerosi. Da un pullman ogni tanto a servizi sempre più regolari, che diventano quotidiani nei periodi di punta come i saldi del mese di gennaio. Si tratta per lo più di turisti con gli occhi a mandorla alloggiati a Milano, che si concedono una giornata in quello che per loro è un vero e proprio paese dei balocchi, a nemmeno un'ora di autostrada. Dopo il Giappone, la Russia è la colonia straniera più numerosa tra quelle «esotiche» rappresentate nel novero dei clienti dell'Outlet, e nel frattempo i cinesi, con il loro potere d'acquisto sempre più forte, si stanno affacciando alle porte di Serravalle sempre più spesso, in qualche caso addirittura con voli speciali organizzati ad hoc. Non esiste una specifica indagine in merito, ma è un dato di fatto che tutti questi clienti esteri associno l'Outlet più a Milano che a Genova, anche se il capoluogo ligure è geograficamente e culturalmente più vicino.
E non bisogna dimenticare i francesi, soprattutto del sud, e i tedeschi. La differenza è che, mentre per gli orientali la visita a Serravalle fa parte di un programma di viaggio più ampio nel quale può rientrare anche un bel giro tra le meraviglie della vicinissima Liguria, per gli europei la giornata di shopping ha spesso la forma di una vera e propria «toccata e fuga», per via della possibilità di organizzare appositi voli charter. Con la conseguenza che Genova e provincia, pur con il loro potenziale turistico, vengono tagliate fuori in favore del giro di compere. L'appeal che la cittadella della moda ha sulla clientela italiana e straniera, e di conseguenza la sua capacità di fare da traino al turismo nel territorio circostante, non passa inosservato. La politica dell'Outlet, però, è quella di pubblicizzare maggiormente le risorse paesaggistiche e gastronomiche del basso alessandrino, con le sue colline e i vini pregiati: è di quest'autunno la sperimentazione di gite organizzate per la clientela nelle numerose aziende vinicole che producono il bianco di Gavi. Un'iniziativa che ha già fatto drizzare le orecchie a più di un produttore, attratto dalla crescita delle cifre sull'affluenza di clienti nel «fashion village» sorto ormai sei anni fa in un'area pianeggiante pressoché inutilizzata. Tre milioni di presenze l'anno non sono trascurabili. Le grandi firme che fanno concorrenza ai monumenti e alle spiagge genovesi? Si può vederla così.

Ma è anche vero che il turismo ligure potrebbe lasciarsi trainare dalla forza dello shopping, magari offrendo pacchetti che prevedano, oltre la vacanza sulla terra di Colombo, anche una capatina nelle boutique di Versace o Ferragamo. Qualcosa, in questo senso, pare muoversi. Basta solo rendersi conto che, guardandosi alle spalle, ditero i monti, un aiuto per il proprio turismo si può trovare.

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