«Le tredicesime? Non sono io a voler uccidere Babbo Natale»

RomaSenatore Antonio Azzollini, presidente della commissione Bilancio, relatore della manovra, sindaco di Molfetta. Stamattina le sono arrivati i poliziotti sotto casa?
«Non esageriamo».
E anche i soldati, magari.
«No no, eh eh. È dall’alba che il telefono mi squilla, questo sì».
Ci spieghi un po’: il taglio delle tredicesime per forze dell’ordine, giudici, prefetti, professori, ricercatori, come le è venuto in mente?
«Non è stata un’idea mia, chiarisco».
Quindi lei non si è svegliato la mattina e ha deciso di uccidere Babbo Natale per intraprendenza?
«No, assolutamente. Il relatore non ha mai idee personali».
Su questa ipotesi delle tredicesime lei si era consultato con molti nella maggioranza?
«Certamente sì».
Con chi?
«Con tanti... ».
Va bene, non si sbilancia. In una settimana ci sono stati però due problemi con questa manovra. Prima il refuso sull’età pensionabile legata all’aspettativa di vita...
«Ecco, quello era davvero un refuso».
Ci può chiarire?
«Un emendamento corposo viene visto da più mani, può correr via una frase, anzi, una parola. Non deve capitare, ma può capitare. Dovrebbe vedere che giornate sono queste».
Che giornate sono?
«Arrivano tante pressioni, in senso buono intendo, tante esigenze, contemporaneamente».
Da chi provengono queste telefonate?
«Da tutti, categorie, associazioni, che giustamente fanno il loro lavoro a tutela dei loro interessi. Si lavora pure la notte. Sette giorni su sette. Come i contadini e i pescatori».
L’età pensionabile è stato un errore, la questione delle tredicesime invece?
«Era un’opzione».
Può spiegare?
«Una scelta che veniva posta per il pubblico impiego».
Tra congelamento degli stipendi e rinuncia alla tredicesima?
«Esatto, ma ci sono comparti che si sono sentiti subito danneggiati, e allora adesso vedremo il da farsi. Quando ti trovi di fronte le persone in carne e ossa, hai una percezione maggiore dei loro interessi, e allora si ascolta. Sono amico dei poliziotti, e loro lo sanno bene».
Come la definisce con una parola questa manovra?
«Necessaria. Purtroppo necessaria. Non facile. Perché si va a incidere sugli interessi della gente e per un liberale come me è sempre faticoso».
Liberale con un passato comunista.
«Ho iniziato nel Pdup, poi il Pci. Ci credevo. Poi, vede, mentre c’è chi a sinistra cambia ma rimane a sinistra, anche se il comunismo diventa capitalismo, c’è chi invece ha il coraggio di dire: ho sbagliato. Fu una scelta dolorosa».
Nel ’94 Forza Italia.
«Ero convinto che in Italia ci fosse bisogno di una grande forza riformatrice e liberale. Una scelta convinta, che dura nel tempo, da sedici anni».
La sinistra vi accusa di fare i gamberi.
«No, questo governo sta tenendo la rotta. Come i pescatori».
Che lavorano sette giorni su sette.
«E che quando c’è bufera e tempesta governano la nave per portarla in porto. Questa è una manovra dura, ma noi ci auguriamo che riporti sviluppo per tornare a crescere. I sacrifici vanno fatti subito. Se ritardati, sarebbero peggiori».
E l’opposizione?
«Se farà proposte accettabili, certamente ne terremo conto.
Lei sembra un uomo mite.


«Credo che la polemica debba essere un’arma di riserva, da usare solo quando necessaria».
Ci saranno nuovi colpi di scena?
«No, grosso modo grandi novità che potrebbero coinvolgere decine o centinaia di migliaia di cittadini non ci saranno. Non ci saranno. Penso».

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