Tremonti insiste per andare a votare. È strano che sia proprio il ministro dei conti, quello che più di altri dovrebbe temere un periodo di instabilità politica, a spingere sull’acceleratore del rompere le righe. La cosa crea sospetti e alimenta dicerie peraltro mai smentite dall’interessato. Secondo le quali, se il risultato delle urne vedesse il centrodestra vincitore solo alla Camera, Tremonti punterebbe a proporsi come premier di una maggioranza più larga di quella elettorale. Tradotto: prendere il posto di Berlusconi tramite i giochini della politica.
Ieri il premier ha smentito attriti col suo super ministro e ha escluso l’ipotesi di elezioni anticipate. La cosa ci sta. Sono giorni delicati, decisivi per la sorte della legislatura e non è certo il caso di gettare benzina sul fuoco. Vero o falso che sia il caso Tremonti, il centro di tuttoresta però l’asse tra Berlusconi e Bossi, l’unico politico che oltre ad avere deputati e voti decisivi, ha un rapporto umano con il ministro delle Finanze. Il leader leghista oscilla: un giorno dichiara di voler andare subito alle urne, quello dopo (come ieri) di voler continuare la legislatura, a patto che entrogennaio la riforma del federalismo faccia un altro passo in avanti.
Le due posizioni, quella di Berlusconi e quella di Bossi, divergono ma soltanto apparentemente. In realtà Bossi resta alleato leale del premier e sta prendendo tempo, quello necessario a Berlusconi per tentare un allargamento della maggioranza sufficiente a garantire, oltre al federalismo tanto caro alla Lega, anche l’ordinaria amministrazione. Quanto tempo? Poche settimane. Nel Pdl si lavora a pieno ritmo nonostante le vacanze. Quasi del tutto archiviata l’ipotesi di imbarcare l’Udc in maggioranza (in pochi si fidano di Casini), è necessario fare cambiare schieramento a una ventina di deputati. Operazione non facile ma neppure impossibile visto lo sfascio dei gruppi di opposizione. In cambio Berlusconi sarebbe disponibile a un rimpasto di governo per riequilibrare la nuova compagine.
Questa operazione è concordata in ogni dettaglio con Bossi. Il quale ha il problema di tenere a bada gli appetiti dei suoi uomini (oltre Tremonti, Calderoli e Maroni) e gli umori della base che mal digerisce i giochi di Palazzo. Per questo il leader leghista procede con un colpo alla botte e uno al cerchio. Tenere alta la tensione sulle elezioni anticipate funziona anche da deterrente per quei partiti che non sono pronti alla sfida del voto (Pd e Fli innanzitutto) e per quei singoli deputati che non hanno nessuna intenzione di tornare alla vita civile.
Per Bossi il piano di Berlusconi ha il 50 per cento di probabilità di riuscire. Berlusconi è convinto di farcela al 90 per cento. La diversità di opinione sta soltanto nella percentuale di possibile successo, non sull’opportunità di provarci.
In ogni caso, entrambi si tengono pronti anche a un eventuale fallimento, magari in seguito a una sentenza avversa della Corte Costituzionale sul legittimo impedimento (il premier rimarrebbe senza scudo giudiziario), prevista per l’11 gennaio.In tal caso li ritroveremo insieme in campagna elettorale. E a quel punto non è detto che dall’urna esca un risultato che renda improponibile anche un eventuale «piano Tremonti», ammesso che sia mai esistito.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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