Triboniano, spento l’incendio riecco i Rom

L’assessore: «Ristabiliremo la legalità»

Triboniano, spento l’incendio riecco i Rom

Gianandrea Zagato

Si sono nuovamente accampati in via Triboniano. Quindici giorni dopo l’incendio che ha distrutto la baraccopoli a due passi dal cimitero Maggiore, un centinaio di rom sono ritornati su quell’area.
Nuova occupazione abusiva che di fatto impedisce a Palazzo Marino la prosecuzione dei lavori di allestimento di quel campo provvisorio garantito «solo per nomadi provvisti di permesso di soggiorno e con l’autorizzazione rilasciata dal Comune nel 2001 alle 270 persone che avevano i requisiti per vivere nel campo regolare». Impedimento di chi, dicono dall’assessorato alla Sicurezza, pensa di approfittare dell’occasione per sistemarsi a Milano pur avendo ottenuto il permesso di soggiorno in altra città, «come insegna la vicenda dello stabile di via Lecco occupato da presunti rifugiati politici dichiarati tali a Brindisi e Bari». Ma, avverte Guido Manca, non «c’è nessuna chance: nel mini-campo troveranno rifugio solo gli sfollati con permesso di soggiorno e autorizzazione del Comune. Gli altri? L’amministrazione meneghina ha già fatto il massimo e, forse, pure troppo per persone che credono di avere solo diritti e non anche doveri». E mentre il capogruppo regionale della Lega, Davide Boni, reclama «l’intervento di sgombero» nel nome e per conto, dice, «dei residenti della zona, che speravano nella fine dell’incubo rom», Manca preannuncia «per stamani un incontro col questore. Richiesta? Sgombero di tutti gli irregolari e i non autorizzati per poter dare seguito ai lavori di ristrutturazione già iniziati».
Riunione urgente «già richiesta a via Fatebenefratelli da una settimana» che, secondo l’assessore Manca, potrebbe consentire «entro pochi giorni di procedere con l’operazione trasferimento dall’area illegale a quella "legale" dei nomadi romeni regolari e autorizzati». Come dire: opera di «normalizzazione» di quel campo di via Triboniano già contrassegnata da sgomberi e emergenze di natura anche sanitaria.
Degrado e pessime condizioni igieniche che, come osservato anche dall’Asl, rischiano «senza alcun intervento di travolgerci tutti». Operazione «normalizzazione» dunque obbligata e che Palazzo Marino traduce nella costruzione di piazzole attrezzate, dove garantisce servizi (allacciamenti acqua e fogna, impianti elettrici a norma) a chi ne ha diritto. Impegno per rimettere ordine, «una volta per tutte», fa sapere Manca, in una zona fuori controllo: fortino dell’illegalità - andato in fiamme per un fornello rovesciatosi accidentalmente su di un materasso - dove, quindici giorni fa, la questura «ha rimpatriato a Bucarest cento e passa persone» dicono dall’opera nomadi.


E, adesso, se ne ripresentano altrettante e più ad occupare quell’area alla periferia ovest, dove «nemmeno i topi sopravvivono in quelle condizioni» e dove l’ex prefetto Bruno Ferrante, aggiunge Manca, «non ha mai saputo coniugare legalità e solidarietà». Già, nemmeno uno sgombero per restituire regole prima che la questione diventi di ordine pubblico.

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