Trombe vietate, in tribuna suonano solo i petardi

Volete portare una bomba carta allo stadio? Nessun problema, primo tornello a destra e il gioco è fatto. Non resta che prendere bene la mira e farla esplodere vicino al giocatore più antipatico. Cose che succedono domenicalmente, come direbbe Trapattoni. Se invece ti chiami Italo Nicoletti, hai appena compiuto 69 anni e vuoi superare il medesimo tornello con la tromba che suona la carica all’Udinese fin dai tempi di Zico, non c’è trippa per gatti: quello strumento è pericolosissimo, potrebbe cagionare ferite gravissime a spettatori e giocatori e quindi deve rimanere fuori dallo stadio.
Paradossi? Ma va là. Provate a chiedere allo stesso Nicoletti, un’istituzione per i tifosi bianconeri che da una vita si aggrappano alle sue note per caricare i giocatori. «Al Friuli ho raggiunto un accordo con questore e prefetto - dice - e quindi non ho problemi a entrare. Del resto, qui mi conoscono, sanno che la mia tromba non fa del male a nessuno, al massimo ai timpani di chi mi è vicino. In trasferta, invece, è diventato un problema. Speriamo che il ministro Maroni mi aiuti a superare gli ostacoli che incontro in tutti gli impianti italiani».
Non è sempre stato così, ovviamente. Chiedete ai tifosi dell’Inter di Herrera, quelli che hanno avuto la fortuna di vedere i nerazzurri vincere la Champions League quando si chiamava Coppa dei Campioni (sono passati appena... 45 anni), se si ricordano di Rinaldo Bianchini. Impossibile dimenticare il trombettiere di quella mitica squadra, scomparso un paio di anni fa. Era l’emblema di un tifo sano, sanguigno, che negli anni è stato spazzato via da cori vergognosi, da falò di poltroncine in tribuna e da ordigni rudimentali. E il povero Nicoletti, parrucchiere di professione e musicista per passione, che vorrebbe rinverdire i fasti del collega interista, viene respinto ai tornelli neanche fosse un delinquente matricolato.
Pensa forse che Maroni troverà un modo per dribblare i divieti? «Non credo proprio - risponde l’interessato -. Per il momento a Udine chiudono un occhio e me lo permettono, ma nel resto d’Italia è un dramma. A Siena, per dire, sono entrato, dopo molte trattative, a Bologna non c’è stato verso. A Parma vedremo. Sono più di 30 anni che seguo l'Udinese, ma nel frattempo le leggi sono cambiate e diventa sempre più difficile. Non capisco proprio: credono forse che la mia tromba possa fare male a qualcuno che è in curva con me? Pensano forse che io impazzisca e scaraventi la mia preziosa tromba in campo? Mistero».
E dire che l’Udinese di quest’anno avrebbe bisogno della carica di Nicoletti più che mai. La squadra è pericolosamente invischiata nella zona retrocessione e al trombettiere del Friuli viene il magone tutte le volte che è costretto a restare fuori dallo stadio con l’inseparabile tromba. Si consola facendo serate in giro nei locali, perché la tromba Nicoletti la sa suonare davvero, se è vero, come è vero, che in qualche occasione si è esibito anche in qualche trasmissione televisiva, tipo Quelli che il calcio di Simona Ventura, oltre che in diversi locali friulani. Un anno è finito pure al contro-festival di Sanremo, con apprezzate performance da solo o in compagnia.
L’unico posto dove lui e la sua tromba non sono graditi è lo stadio. E non risulta che un simile zelo abbia prodotto risultati apprezzabili alla voce ordine pubblico. Pazienza, il parrucchiere musicista non si rassegna. Ha seguito le trasferte dell’Udinese in tutta Europa, accolto in maniera trionfale dai tifosi delle squadre avversarie.

Solo da noi questo strumento musicale è considerato una specie di mitra. E forse è anche per questo che in gradinata, ormai, non ci va più nessuno. Meglio la tv, che se la partita fa schifo cambiamo canale. E se ci va dritta, troviamo pure lo show di Italo Nicoletti e della sua tromba.

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