Ci sono ancora storie, invenzioni, sfavillanti epifanie di quella gloriosa arte di arrangiarsi tutta italiana che ci inducono a pensare che non tutto è perduto.
Che la crisi non ce la farà a piegarci. Ce la farà magari con lo Stato, mettendolo in ginocchio; ma noi, diciamo la verità: che abbiamo mai avuto a che fare, noi italiani, con un'entità così impalpabile, così aerea come «lo Stato»?
Aerea, avente cioè a che fare col cielo, ma con riflessi economici che sembravano arrivare dritti dritti dal Cielo, avendo in effetti del miracoloso, è la storia di cui qui guarda caso si parla.
Storia di tre piloti di una compagnia italiana di cui non si fa il nome (sarà mica l'Alitalia?) che erano rimasti a spasso al tempo della famosa «ristrutturazione», ricordate? Proteste, manifestazioni, scioperi. Ebbene: tra cassa integrazione e indennità varie, i tre percepivano settemila euro al mese (settemila, sì, avete letto bene); ma essendo dei ragazzi in gamba e pieni d'iniziativa, i tre boys, che la tradizione o forse solo il clichè vuole belli e gagliardi, avevano trovato il modo di farsi assumere da certe compagnie aeree del Medio Oriente. Che ai tre «italian boys» scucivano stipendi fino a 9mila euro. Nove e sette: sedicimila euro netti. Al mese. Bravi, no?
Ora alzi la mano chi, di fronte a una storia così, non gli viene una botta d'invidia: e vediamo quanti sono. Alzino ora la mano, e vediamo quanti sono (pochi, scommettiamo noi) quelli che in una faccenda così, mica tanto rarefatta, a ben vedere, ci vedono quel che c'è davvero, provando per conseguenza la relativa riprovazione: e cioè una truffa aggravata ai danni dell'Inps, al quale i tre avrebbero dovuto comunicare il colpo di fortuna mediorientale rinunciando al percepimento dell'assegno di disoccupazione.
A scoprire l'inghippo è stata la Guardia di Finanza di Verona, cui va il merito sportivo, trattandosi anch'essi di italiani, di essersi rivelati ancora più sagaci e immaginifici dei tre signori pizzicati a fregare l'Inps. Sicchè, a ben vedere, anche da questo punto di vista dovremo arrivare alla conclusione che non tutto è perduto, e che c'è un'Italia degli onesti e delle persone perbene (in divisa, ma anche no) che si ostina ad andare spavaldamente controcorrente, e a perseguire obiettivi un po' fuori moda come la probità, la correttezza, l'onestà e la voglia di sentirsi parte di una collettivo, di una squadra, se non proprio di una nazione.
I finanzieri della Sezione Spesa Pubblica di Verona (bella cosa, detto tra parentesi, scoprire che c'è) si erano messi a studiare certe stranezze a proposito di alcuni piloti di aerei ufficialmente a spasso, che oltre alla Cassa integrazione raggranellavano una "indennità di mobilità" e una indennità relativa a uno speciale Fondo Trasporto Aereo.
Incrociando questi dati con certe banche dati che nell'era di Internet sono appunto internazionali è saltata fuori la trama della commedia, che essendo stata messa in scena a qualche migliaio di chilometri da casa, pensavano i tre, chi mai li avrebbe sgamati?
Ottantaquattromila euro all'anno per fare il disoccupato.
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