Sai mai che, dopo la maggioranza alla Camera e dopo il Vaticano, ci si metta pure Gesù, a dar corda al governo. Meglio protestare in anticipo, soprattutto se la richiesta al Bambinello viene da un leghista, nella fattispecie Roberto Calderoli. È successo che il ministro ha avuto la pensata, per Natale, di produrre un cartoncino di auguri che fa così: «Caro Gesù Bambino, per Natale vorrei in regalo l’approvazione del federalismo fiscale e per l’anno nuovo vorrei vedere tanti ministeri in Padania». Il tutto corredato da un’Italia rovesciata, con la scritta «stiamo ribaltando l’Italia» e la dislocazione dei ministeri: bontà sua, a Roma, Calderoli lascerebbe Esteri e Giustizia, mentre spedirebbe in Calabria il collega dell’Interno Roberto Maroni e porterebbe a Trento la campana Mara Carfagna con le Pari opportunità. Collocherebbe la Difesa in Sicilia, la Navigazione in Liguria, lo Sviluppo in Veneto, l’Economia e pure la sede della Consob in Lombardia.
Ieri il Lazio intero s’è agitato per quella che l’Idv ha definito una «strumentalizzazione del Natale», col portavoce Leoluca Orlando ad avvertire: «Ministro, giù le mani dal Santo Natale!». E sulle barricate sono saliti pure la governatrice del Lazio Renata Polverini e il sindaco di Roma Gianni Alemanno. Il primo a chiamarli in causa è stato il deputato Pd Jean Leonard Touadi, che ha ricordato la facilità con cui fecero pace, con pajata in piazza, col Bossi del «sono tutti porci questi romani»: «Chissà se questo biglietto è arrivato anche ad Alemanno e Polverini. Magari prepareranno un nuovo banchetto di pace sotto le feste. Vergogna!». Seguito, Touadi, dal presidente della Provincia Nicola Zingaretti, che agli amministratori Pdl ha chiesto «un incontro con tutti i deputati dei vari schieramenti eletti a Roma e nel Lazio per stabilire una linea comune al fine di vanificare l’ennesimo attacco della Lega alla capitale», e dal deputato democratico Michele Meta, che ha avvertito: «Dopo l’uscita di Fli dalla maggioranza, la Lega è decisiva per il governo». Ergo: Calderoli «va preso sul serio». Polverini e Alemanno non si son fatti attendere.
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