Roma

Tutti in fila aspettando il miraggio-auto

Andrea Cuomo

Martedì sera, ore 23, lunga fila al parcheggio dei taxi di piazza di Spagna. Sai che novità. L’Immacolata vigila impotente: non ha mica i poteri speciali sul traffico, lei. Valutiamo la fila a spanne, ci sarà da attendere un po’, ma non poi tanto. Almeno speriamo. Annoiati contiamo le persone allineate, siamo settimi: poteva andar peggio, dopo di noi in pochi minuti si agglutina una massa di turisti americani. Manca poco che ci sentiamo fortunati.
Errore, non siamo fortunati. Non è serata, il taxi è chiamato desiderio. Ne passano pochi, quasi tutti già occupati. Ogni tanto intravediamo in fondo a via Due Macelli un’auto bianca con la lucina accesa, ma spesso si spegne: l’autista evidentemente ha pensato bene di caricare un cliente furbo che, invece di attendere in fila, è andato incontro al suo destino. Una volta non reggiamo e imprechiamo a voce alta contro il tassista scorretto che ci passa davanti. Gli americani ci guardano sorpresi. Sanno che loro il taxi lo avranno che è già mercoledì. «È sempre così?», ci chiede un turista oversize. Normale dubbio di chi è avvezzo a sentire una frenata di un «yellow cab» ogni volta che alza il braccio. «A volte no e a volte sì», rispondiamo. E un po’ siamo furibondi e un po’ ci vergogniamo.
Intanto sono le 23.30 e siamo a meno tre. Persone davanti, naturalmente. Saliremo sulla nostra auto bianca alle 23.52. Nove minuti fino a casa, in zona piazzale degli Eroi, 61 minuti in tutto, a piedi di buon passo avremmo impiegato un po’ meno, perso quei due etti che non fa mai male e risparmiato 10 euro tondi. Ci resta la soddisfazione meschina di sfogarci con il malcapitato tassista che ci carica: è il capro espiatorio, l’uno per tutti, il governo ladro quando piove. Non sappiamo resistere: lo aggrediamo verbalmente, ogni minuto di attesa è una stilla di rabbia. Lui se la prende con il sindaco: «È da anni che diciamo che il martedì sera ci vogliono più auto in strada». Uff, lo scaricabarile magari ci convince ma non ci placa. Insistiamo, il tassista frena: «Ma vuole andare a casa o litigare?».

Tutte e due, grazie.

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