Daniele Colombo
«I Bauhaus non sono come le altre band che conosco e possono esistere solo con i quattro membri originali. E Dio li benedica». C'è il tutto esaurito per il concerto di domani sera allAlcatraz dello storico gruppo inglese, di nuovo riunito sotto la guida del carismatico leader Peter Murphy (classe '57), dopo anni di vicissitudini e "libertinaggio" musicale trascorsi alla mercé delle più svariate esperienze.
Lugubri, sepolcrali, ossessivi, apocalittici, claustrofobici, esoterici, vampireschi, teatrali. A voler definire i Bauhaus (nome che ricorda la nota corrente d'architettura tedesca) si rischia la tautologia. Si tratta infatti degli alfieri del gothic rock, genere musicale che nasce in Inghilterra sulle ceneri del punk, costola della più morbida new wave, e autentico fenomeno di culto nella Milano anni Ottanta che preferiva chiamarlo dark. Quasi una filosofia di vita che dalla musica spettrale (basso plumbeo, chitarre "flangerate", tastiere atmosferiche e batteria ovattata), smarginava in più ambiti, andando a intaccare anche il comune vestiario che si connotava per precisi segni distintivi (abiti neri, pallore del viso, trucco pesante, "creste").
Il quartetto londinese di Northampton (Peter Murphy, Daniel Ash, David J. e Kevin Haskins) emerge nell'agosto 1979 grazie a un single, Bela Lugosi's dead, che diventerà il loro cavallo di battaglia: una ballata tenebrosa lunga ben nove minuti, dedicata all'attore che per primo apparve sugli schermi nei panni del terribile Dracula, e che ritorna nel film Miriam si sveglia a mezzanotte di Tony Scott (con David Bowie).
Anima del gruppo è il cantante Peter Murphy, voce cavernosa, fisico androgino, sguardo allucinato e canto tra il "parlato" alla John Lydon dei Pil e l'estraniato di Ian Curtis (Joy Division, morto suicida) con atteggiamenti che spaziano dal glam alla Bowie al provocatorio-teatrale di Iggy Pop.
Quando nell'ottobre del 1980 esce il primo album, In the flat field la critica si divide, incerta nell'acclamare i sovrani di un nuovo genere musicale, che al confronto con i Joy Division denotano ingenue asprezze e malcelate insistenze sull'orrido.
La carriera andrà avanti più o meno su questa linea, attraverso alcuni album di buon successo come Mask, che comprende capolavori come Hollow Hills e Passion of lovers, e The sky's gone out, con la magistrale cover di Bowie Ziggy Stardust, quindi il live Press the eject and give me the tape. Nel 1983 l'album che segna la divisione del gruppo, Burning from the inside, dove spicca la perla She's in parties, cui seguiranno raccolte di single e session radiofoniche fino a Gotham (1999) doppio live del tour di reunion.
Forse i Bauhaus non raduneranno mai le folle di fan che accorrono ai concerti dei Cure. Ma la loro è un'importanza storica visto che si pongono ad antesignani di un genere.
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