Uccisero un indiano, presi i killer

Uccisero un indiano, presi i killer

Un colpo alla testa a un uomo che dorme, vibrato con un sampietrino. L’aggressore e un complice che fa da palo si allontanano. Pochi istanti e ritornano, attirati dal rantolo della vittima. La percuotono ancora. Una, due, tre volte.
È stato ucciso così, la notte del 20 giugno scorso, all’Esquilino, mentre dormiva per strada, ubriaco, Kuldeep Singh, 26 anni, indiano, senza fissa dimora. Una scena da horror, che è stato possibile ricostruire nei dettagli, perché interamente ripresa dalle telecamere puntate sulla Basilica di Santa Maria Maggiore. Il filmato è stato a lungo studiato dagli inquirenti e ha permesso di catturare ieri i due presunti assassini, due barboni connazionali della vittima. Sono stati fermati dalla Polfer, mentre viaggiavano, senza biglietto, a bordo di un treno diretto a Cassino e subito identificati. Rakesh Kainth, 31 anni e Jeet Singh, 35, hanno confessato le proprie responsabilità, poche ore dopo, davanti agli agenti della squadra mobile di Roma, coordinati da Alberto Intini. Hanno detto di aver agito per vendetta. Un delitto studiato con cura perché la vittima aveva «sgarrato». Secondo quanto ricostruito, Kuldeep Singh, mesi prima, aveva malmenato e rapinato un parente di Kainth e per questo meritava di essere punito.
Un omicidio efferato, maturato nell’ambiente dei barboni che gravitano intorno alla stazione Termini, che spesso vivono di furti e stratagemmi. I due hanno descritto la vittima come un uomo violento, che metteva a segno scippi e rapine anche nei confronti degli altri senza fissa dimora. La tecnica che usava è la stessa che lo ha ucciso: faceva ubriacare il malcapitato, aspettava che si addormentasse, poi lo colpiva e lo rapinava. A lui, questa volta, è costata cara. A trovare il suo corpo massacrato, con due profonde ferite alla testa, all’alba del 21 giugno, un sacerdote uscito per aprire le cancellate della basilica. Il 26 enne, in jeans e canottiera, si trovava riverso nel suo giaciglio di fortuna.

Non lontano dal corpo due sampietrini ancora sporchi di sangue. Kuldeep Singh aveva da poco visto la libertà dopo nove mesi di galera, proprio per via di un furto. Nove mesi, in cui chi ha colpito ha potuto covare vendetta.

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