Sono passati ormai cinque mesi da quando il corpo di Francesco Pierino Candalese fu trovato in un capannone sulla via Casilina semicarbonizzato, ma i familiari delluomo, la moglie e la figlia, ancora non sono potuti entrare in possesso del corpo per procedere ai funerali e alla sepoltura. Il pm Maria Gabriella Fazi della Procura di Tivoli non ha infatti concesso il nullaosta per la restituzione della salma, nonostante le ripetute richieste dei familiari di Candalese, per esigenze istruttorie, in quanto sono ancora in corso gli accertamenti del caso e devono essere ancora depositate le perizie.
Era il 7 dicembre del 2005 quando il corpo di Candalese, 50 anni, che da qualche tempo risultava scomparso, fu ritrovato semibruciato in un capannone sulla via Casilina. Per questo delitto sono stati arrestati la nipote delluomo, Sonia Pentimella, e il suo convivente, Michele Schiavi. Secondo laccusa Candalese sarebbe stato ucciso dalla coppia a causa di vecchi rancori determinati in parte anche dal fatto che lo zio aveva avuto, diversi anni fa, una relazione con la nipote acquisita Sonia (era infatti la nipote della moglie di Candalese). Ad incastrare i due, secondo la ricostruzione degli inquirenti, sarebbero alcune prove ritenute inconfutabili. La salma delluomo, comunque, ancora non viene restituita alla moglie Maria Pentimella e resta allobitorio, in quanto nonostante i ripetuti solleciti del pm, come riferito dal magistrato in risposta alle istanze dei familiari di Candalese, i consulenti tecnici nominati dallautorità giudiziaria non hanno ancora consegnato le loro relazioni peritali. Nellultimo sollecito alla Procura, risalente alla metà dellaprile scorso, Maria Pentimella sottolineava come «lumana pietà avrebbe dovuto rendere più sollecito il pubblico ministero nello svolgimento delle attività investigative citate nel provvedimento di rigetto» al rilascio della salma.
La vicenda, secondo gli investigatori, si intreccerebbe con una storia di droga proveniente dallestero e lavorata in una raffineria a Zagarolo.