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La Ue ferma gli appetiti di Prodi: giù le mani dall’oro di Bankitalia

Anche Bruxelles dice no alla vendita delle riserve di Via Nazionale per ridurre il debito pubblico: «Decide la Bce»

La Ue ferma gli appetiti di Prodi: giù le mani dall’oro di Bankitalia
Roma - Com’era facilmente prevedibile, e come era stato già in parte anticipato, anche la Commissione europea boccia l’idea del governo di utilizzare parte delle riserve d’oro della Banca d’Italia per ridurre lo stock del debito pubblico. A confermare l’orientamento di Bruxelles è uno dei portavoce della Commissione. «Spetta solo alla Banca centrale europea, nella sua piena indipendenza - dice il portavoce - decidere sulle riserve auree degli Stati membri dell’area euro». Un esplicito «stop», quindi, all’orientamento del governo che ha dato parere favorevole alla risoluzione della Camera sul Dpef; e che prevedeva l’utilizzo delle riserve.

«Dal 1° gennaio 1999 - ricorda la fonte della Commissione Ue - le riserve degli Stati membri dell’area dell’euro, comprese le riserve in oro, sono detenute e gestite esclusivamente dal Sistema europeo delle banche centrali, che è governato dalla Banca centrale europea. Tutto ciò in base all’articolo 105 del Trattato». L’articolo che sancisce l’indipendenza e l’autonomia delle banche centrali.

E la Bce ha già fatto capire che è contraria all’utilizzo delle riserve auree della Banca d’Italia da parte del governo. «Qualsiasi azione che comportasse un obbligo, una costrizione nei confronti della Banca d’Italia, sarebbe contraria ai requisiti di indipendenza finanziaria contenuta nel Trattato», ha ricordato nei giorni scorsi Lorenzo Bini Smaghi, membro del comitato esecutivo della Bce.

Bini Smaghi ricopre esattamente il ruolo che, a suo tempo, è stato di Tommaso Padoa-Schioppa. Ed il ministro dell’Economia è dell’idea che governo e Parlamento possono intervenire sull’argomento delle riserve di Via Nazionale. Al punto da aver dato «semaforo verde» alla risoluzione di maggioranza che comprendeva l’uso delle riserve. Materialmente la risoluzione è stata presentata dal ds Michele Ventura; ma l’ha scritta solo dopo aver avuto contatti (confermati) con il ministero di Padoa-Schioppa.

Ma contro l’uso delle riserve si scaglia il ministro delle Infrastrutture. Antonio Di Pietro bolla l’ipotesi come una sciocchezza: «Mia madre mi ha insegnato che il salvadanaio di famiglia si rompe solo in casi estremi». A sostenere Palazzo Chigi e l’Economia nel discutere di utilizzo delle riserve è ormai solo la sinistra estrema.

Dopo Marco Rizzo (Pdci) e Angelo Bonelli (Verdi), anche il comunista Pino Sgobio, che in un primo momento si era detto contrario, ha invitato il governo a vendere le riserve auree per finanziare la spesa sociale: «I soldi devono andare ai pensionati».

Nicola Rossi, deputato dell’Ulivo ed ex consigliere economico di D’Alema, è nettamente contrario. «Ho il sospetto che si discuta delle riserve perché non si sa come trovare risorse per la Finanziaria». Anche Giacomo Vaciago, docente della Cattolica e sostenitore di Enrico Letta, è contrario all’uso delle riserve: «Vendere oro perché non riusciamo a mettere equilibrio nel bilancio è una pessima motivazione». D’accordo con i due economisti di sinistra anche Mario Baldassarri: «Il polverone sulle riserve serve solo a coprire l’incapacità del governo a tagliare le spese», commenta il senatore di An.
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