Francoforte - Il Fondo monetario internazionale ha migliorato la propria stima sull’espansione economica dei quindici paesi euro, portandola per quest’anno a circa 1,75% dall’1,4% dell’ultimo World economic outlook. Lo si legge nelle conclusioni finali del documento della missione annuale "article IV", in cui i tecnici di Washington tracciano comunque un quadro a tinte miste per la zona euro, su cui incombe per i prossimi trimestri il rischio di "significativo rallentamento" specialmente di fronte allo choc della turbolenza dei mercati finanziari.
Stime riviste al rialzo "Dopo aver superato il 2,5 per cento nel 2007 - si legge nel documento - l’attività decelererà significativamente principalmente in risposta agli choc globali". Comunque, assicurano gli economisti dell’Fmi, "grazie alla migliorata resistenza dell’area euro l’impatto di questi choc è ancora contenuto, come evidenziato dalla forte crescita del primo trimestre del 2008". L’economia dei Quindici "rallenterà sostanzialmente nei prossimi trimestri" e "man mano che si dispiegano gli effetti dei vari choc, la crescita dovrebbe riaccelerare a fine 2009". In ogni caso, avverte l’Fmi, "rimangono ampi rischi, principalmente a causa delle turbolenze finanziarie in corso".
I rischi restano Anche se resistente agli choc globali, secondo gli analisti dell’Fmi, l’economia della zona euro risentirà di alcuni effetti. Innazitutto l’aumento dei prezzi delle materie prime e dei prodotti alimentari "intaccherà il consumo" e "anche il mercato immobiliare, nonostante i trend divergenti nell’area, peserà sulle costruzioni, sulla ricchezza delle famiglie e sulla spesa". In secondo luogo le turbolenze dei mercati "hanno portato ad una stretta delle condizioni finanziarie". E "anche se sono stati fatti progressi apprezzabili rispetto al riconoscimento delle perdite delle banche e alla ricapitalizzazione, molti mercati finanziari devono ancora ritornare alla normalità". Inoltre crescerà "considerevolmente" su aziende e famiglie la pressione dei premi di rischio più cari e delle condizioni di credito più rigide. Infine, secondo il rapporto, "il rallentamento della domanda globale indebolirà le esportazioni, così come l’effettivo tasso di cambio dell’euro che deve sopportare il peso sproporzionato del deprezzamento del dollaro americano".
Esportazioni a rischio La moneta unica europea ha dovuto subire "un peso sproporzionato legato al deprezzamento del dollaro" e le esportazioni della zona euro ne risentiranno. È quanto mette in evidenza il Fondo monetario internazionale nelle conclusioni della missione nella zona euro, spiegando che sul fronte dell’inflazione, il livello è "spiacevolmente alto", anche se "gli effetti di secondo giro sono stati tenuti essenzialmente sotto controllo". "I prezzi eccezionalmente alti delle materie prime hanno spinto l’inflazione al di sopra del 3%, dove dovrebbe rimanere nel futuro prossimo. Nel frattempo i costi del lavoro sono rimasti relativamente bassi, aiutando a mantenere l’inflazione al netto dell’energia e degli alimentari al di sotto del 2%".
Gli esperti di Washington avvertono che "il rallentamento della domanda globale indebolirà le esportazioni", così come farà il tasso di cambio dell’euro, che ora rispecchia la parte alta dei fondamentali a medio termine, dopo aver sostenuto un peso sproporzionato da parte della svalutazione del dollaro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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