Economia

Uggè: «La serrata delle bisarche? Si comportano da irresponsabili»

«Pronti a favorire l’accordo tra camionisti e aziende. C’è il rischio che il caso diventi di ordine pubblico»

Pierluigi Bonora

da Milano

«Mantenere bloccati gli stabilimenti, aver messo in difficoltà il mondo dell’auto e costretto migliaia di lavoratori alla cassa integrazione è un atteggiamento da irresponsabili. Non si può andare avanti così, bisogna porre fine a questa serrata». Paolo Uggè, per 23 anni leader sindacale degli autotrasportatori e dal 2003, come sottosegretario ai Trasporti, seduto dall’altra parte del tavolo durante le trattative, da un mese è impegnato a mediare sulla vertenza bisarche. Il lungo stop al trasporto di automobili ha messo in ginocchio il settore delle quattro ruote e scatenato la reazione della Fiat che ha denunciato i padroncini. Il problema per Uggè è ancora più grave in quanto tra autotrasportatori e sindacati di categoria lo scollamento è quasi completo. «O si arriva a una soluzione in settimana - avverte il sottosegretario in questa intervista al Giornale - o la questione diventerà di ordine pubblico».
Sottosegretario Uggè, le associazioni di categoria hanno perso il controllo della situazione?
«Nessuna di esse ritiene di assumersi la paternità del lungo blocco. Per loro quella in corso è un’iniziativa autonoma, partita dagli autotrasportatori e sfociata nello stop al servizio».
Cosa significa?
«Per ben due volte le proposte avanzate dal ministero e sostanzialmente condivise dalle associazioni sono state respinte dalla base che ha mantenuto i blocchi».
Cosa c’è al centro della sua mediazione?
«L’aumento del 5% sulle tariffe in essere, il recupero del 13,7% per chi ancora non percepisce le tariffe previste dal lodo che io stesso ho siglato nel ’96, la concessione di 1.000 euro una tantum per camion. Ma non dimentichiamo le garanzie a copertura dei danni arrecati alle vetture trasportate, che valgono quasi un altro 3% di aumento tariffario».
Qual è stata la risposta dei padroncini?
«Chiedono l’aumento del 10% sulle tariffe e una tantum di 5mila euro, costo che per le aziende del settore è insostenibile».
Se fosse stato ancora dall’altra parte del tavolo come si sarebbe comportato?
«Chi guida le organizzazioni di categoria deve avere il coraggio, e io in passato l’ho fatto, di dire ai propri associati che l’accordo va bene e oltre a quello non se ne fanno altri. Il rischio è che si entri in una fase difficile da controllare, dove ognuno cerca di portare avanti le proprie istanze personali».
Domani le controparti tornano a discutere. Sarà la settimana decisiva?
«Sulla parte normativa, che include anche la clausola di salvaguardia per gli autotrasportatori in caso di aumento spropositato del prezzo del gasolio, non ci sono problemi. Resta da sciogliere il nodo economico. Ho dato la mia disponibilità a emettere un nuovo lodo, con tanto di nuove tariffe così da chiudere la vertenza. Le parti in causa, però, hanno preferito rinviare la discussione a domani. Il ministero è pronto a intervenire per favorire l’avvicinamento tra aziende e padroncini».
Si metteranno d’accordo?
«Voglio essere ottimista. Spero che la ragionevolezza prevalga. In caso di mancata intesa la situazione diventerebbe di ordine pubblico».
Cioè?
«Chi si vede i cancelli bloccati e non è libero di far lavorare la propria azienda può chiedere l’intervento delle forze dell’ordine».
Intanto la Fiat è ricorsa alle carte bollate...
«La Fiat si è tutelata verso chi non ha rispettato gli impegni. Ma ci saranno anche azioni contro coloro che hanno bruciato camion, tagliato pneumatici e si sono resi responsabili di altri danni. Si rischia un inasprimento della vicenda.

Ecco perché è importante chiudere in fretta».

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