Gli ulema: «No a una chiesa in Arabia»

C’era da aspettarselo. Le voci di una trattativa tra la Santa sede e l’Arabia Saudita per la costruzione di una chiesa cattolica nel regno wahabita, culla dell’Islam conservatore, hanno già provocato un’ondata di polemiche e «un no categorico, dettato da considerazioni religiose, sociali e demografiche». È quanto scriveva ieri il sito web della tv satellitare Al Arabiya, che ha raccolto i pareri di diverse «personalità ufficiali, religiose e dei media». Il sito della tv Al Arabiya, di proprietà dello stato saudita, riporta le affermazioni di autorevoli personalità come Anwatr Al Oshqi, presidente del Centro Medio Oriente per gli studi strategici in Arabia saudita: «Nel novembre scorso ci sono stati colloqui in tal senso, ma la nostra risposta al Vaticano è stata che noi riconosciamo la fede cristiana e nel nostro signore Gesù Cristo e crediamo in tutti i messaggeri celestiali». Tuttavia, ha aggiunto, «abbiamo detto alla Santa sede che solo se il Papa e tutte le chiese cristiane avessero riconosciuto il profeta Maometto, allora sarebbe stato possibile trattare per la costruzione di una chiesa in Arabia Saudita». Secondo Al Arabiya, a scatenare le «condanne» degli ulema sauditi, sono state le dichiarazioni del nunzio apostolico nei paesi del Golfo, l’arcivescovo Mounged El-Hachem, in occasione dell’apertura della prima chiesa cattolica nel Qatar, la scorsa settimana. In particolare il prelato aveva comunicato l’avvio di «trattative», aggiungendo che sarebbero «3 o 4 milioni i cristiani nel regno saudita che sperano di avere una chiesa». Il monsignore ha infine ipotizzato che questo sia stato uno degli argomenti al centro della visita compiuta lo scorso anno in Vaticano da re Abdallah. Le personalità contattate dall’emittente araba sono categoriche nel loro rifiuto.

Su tutti, il membro del Parlamento Abdul Aziz Al Thinian che alla sola idea di «fare una chiesa» per dei lavoratori asiatici cristiani, definiti «ospiti e non originari», tuona: «Nella maniera più assoluta, non è accettabile».

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