Ultimatum dei profughi: «Vogliamo la casa»

Ancora richieste dagli africani ospitati dal Comune dopo lo sgombero: «Docce e pasti non solo negli orari prestabiliti e vogliamo vedere la tv non solo durante i pasti». Richieste seguite da un ultimatum: «O ci sistemate subito oppure riprenderemo la protesta nelle strada e nelle piazze di Milano». E c’è pure un termine: il 10 gennaio, «entro questa data le Istituzioni devono trovare una soluzione “definitiva”». Ma Palazzo Marino respinge l’aut aut: «Sia chiaro, non possono dettare condizioni. Noi possiamo offrire soluzioni “alternative” solo alle persone in possesso dello status di rifugiato che, attenzione, sono appena quindici su duecento e passa».
Punto fermo su cui i supporter degli immigranti preferiscono sorvolare, così come non denunciano che «ieri altri sette “presunti” rifugiati se sono andati via da un centro che li ospitava» e non chiariscono qual è la fine dei nove bambini che alloggiavano nell’edificio occupato di via Lecco.

Meglio reclamare un incontro in prefettura con «l’amico Filippo Penati» che «promette solidarietà umana»: tavolo ancora non in calendario come ancora tarda a concretizzarsi la promessa di aiuto, magari un villaggio solidale, del presidente della Provincia.

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