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Ultimatum di Mosca a Teheran: stop all’arricchimento dell’uranio

I tecnici russi pronti a lasciare la centrale iraniana di Busher dove stanno lavorando

«Smettetela di arricchire l’uranio o non completeremo mai la centrale nucleare di Busher». Alla fine anche Mosca si è allineata con Stati Uniti e Unione Europea. Dopo mesi di esitazioni la Russia ha messo da parte ogni esitazione, ha lanciato il suo ultimatum ed è scesa nella trincea di quanti considerano irrinunciabile il blocco dei progetti nucleari iraniani.
Teheran, nonostante il crescente isolamento, si guarda bene dal dimostrarsi arrendevole. Ieri i funzionari della Repubblica islamica hanno creato un caso impedendo agli ispettori dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) di visitare un vasto impianto sotterraneo per l’arricchimento dell’uranio nella zona di Natanz. La visita si è svolta comunque, ma non è chiaro se agli ispettori sia stato consentito di entrare nel locale della discordia, un bunker che ospiterebbe le centrifughe utilizzate per le attività di arricchimento dell’uranio.
Dunque mentre il Consiglio di sicurezza si prepara a votare le nuove sanzioni e il presidente Mahmoud Ahmadinejad a contestarle davanti al Consiglio stesso la tensione cresce. L’ultimatum di Mosca sembra però un punto decisivo a favore di quanti vogliono bloccare la corsa di Teheran al nucleare e costringere i negoziatori iraniani a riprender posto al tavolo delle trattative.
A Mosca o a Teheran tutti si guardano bene, per ora, dal confermare il diktat russo. «Non vi è stato alcun ultimatum nei confronti dell’Iran, dal nostro punto di vista continuiamo a considerare il progetto di Busher al di fuori della sfera delle sanzioni Onu», ha detto ieri l’amabasciatore russo Vitaly Churkin. Nonostante le smentite, a Busher il vento sembra già cambiato. All’interno della centrale, secondo notizie diffuse da fonti diplomatiche occidentali, i lavori si sono praticamente arrestati e i tecnici e gli operai russi si preparano a ritornare a casa. Tra Teheran e Mosca è insomma sceso il gelo. L’ultimatum russo, secondo fonti del New York Times, si sarebbe concretizzato una settimana fa durante un incontro riservato tra Igor Ivanov, segretario del Consiglio di sicurezza nazionale russo, e Alì Hosseini Tash, numero due dei negoziatori iraniani responsabili del nucleare. Ivanov, facendo riferimento all’ultimatum dell’Onu scaduto a febbraio, avrebbe fatto sapere a Tash che anche la Russia pretendeva il blocco di ogni attività di arricchimento e che un eventuale rifiuto avrebbe comportato l’immediata cessazione dei lavori per il completamento della centrale.
Che le cose non andassero per il meglio già si era intuito. Mosca, da qualche mese, sollecitava gli iraniani a rispettare le scadenze finanziarie e Teheran ribatteva dichiarando di essere perfettamente in regola. La strana e irrisolta commedia era già sembrata pretestuosa a molti osservatori e aveva fatto ipotizzare un’incertezza del presidente russo Vladimir Putin e dei suoi più stretti consiglieri di fronte alle crescenti pressioni internazionali. Qualcuno aveva parlato di offerte americane che Mosca non poteva permettersi di rifiutare, ipotizzando un inconfessabile ricatto di Washington al Cremlino. «Non siamo sicuri di quale miscuglio di motivazioni politiche e commerciali ci sia dietro la decisione russa, ma di certo tra Mosca e Teheran c’è un nervosismo crescente e questo non è male» commentavano con un certo entusiasmo fonti dell’amministrazione Usa.
Commenti soddisfatti si registravano anche in Europa. «Consideriamo molto importante la decisione russa perché dimostra che il disaccordo sul pericolo nucleare iraniano è in fondo solo tattico... anche la Russia dimostra di non volerne sapere di un Iran nucleare», confermava un anonimo funzionario europeo citato dal quotidiano statunitense. I Paesi europei, del resto, sarebbero stati informati oltre un mese fa delle intenzioni russe di dissimulare l’ultimatum sul nucleare dietro motivazioni puramente finanziarie. La televisione iraniana ha intanto duramente criticato «l’inaffidabilità» dei russi.

«L’ambiguo atteggiamento assunto sulla questione nucleare iraniana dimostra che i russi non sono partner affidabili nel campo della cooperazione nucleare», commentava il servizio televisivo.

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