da Milano
La soluzione di compromesso, in grado di mettere la parola fine alla complicata vicenda Bph-Pekao, non è arrivata. Si è conclusa con un nulla di fatto, ieri, dopo cinque ore di colloqui, la riunione tra i tecnici di Unicredit e la delegazione del ministero del Tesoro di Varsavia. La lunghezza del vertice sembra dare la misura di quanto siano ancora distanti le rispettive posizioni, anche se le parti hanno convenuto di incontrarsi nuovamente oggi, ovvero alla vigilia dellatteso pronunciamento sullintegrazione da parte della commissione bancaria della banca centrale. Una decisione che lad dellistituto di piazza Cordusio, Alessandro Profumo, ha già messo in conto: «Non capiremmo eventuali, ulteriori ritardi. Ci aspettiamo ovviamente che la riunione del 5 aprile assuma una decisione sulla nostra richiesta di avere i diritti di voto per Bph».
Il cerchio si stringe insomma, mentre il clima è tuttaltro che disteso. Il governo polacco sembra infatti aver assunto un atteggiamento di estrema rigidità sia nei confronti di Unicredit, sia verso la Commissione Ue. Il premier Kasimierz Marcinkiewicz è tornato a ribadire ieri che sarebbe meglio se la banca italiana cedesse Bph, per la quale non mancherebbero i pretendenti disposti a pagare «un prezzo di gran lunga superiore a quello pagato nel 1999» da Unicredit. Che, tuttavia, non intende rinunciare alla progettata integrazione tra le due banche. «Non sono questi i termini sui quali stiamo discutendo», aveva sottolineato qualche giorno fa Profumo. I negoziati con i rappresentanti del Tesoro polacco sarebbero stati infatti condotti finora sulla base delleventuale cessione del logo Bph e di alcune filiali dellistituto. Si tratta di una soluzione di compromesso, appunto, che avrebbe in qualche modo risposto allesigenza di Varsavia di salvaguardare gli organici della banca.
I polacchi si sentono però dalla parte della ragione.
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