Unipol: tra falchi e colombe è scontro sul «dopo Consorte»

Oggi riunione nazionale di Legacoop, domani il consiglio della holding Holmo. Si tratta per un «direttorio» operativo

Marcello Zacché

da Milano

Un presidente e un direttorio di tre consiglieri operativi potrebbe essere la mediazione che risolverà il rebus della governance di Unipol, orfana del presidente Giovanni Consorte e del vice Ivano Sacchetti, dimissionari. La riunione che ieri, nella sede bolognese di Legacoop, ha visto sfilare i rappresentanti delle coop emiliane, è stata la prima di una serie di incontri che dovrebbe spianare la strada a un accordo tra i grandi soci di Holmo, la holding che controlla (tramite Finsoe) la compagnia bolognese, il cui cda è in programma domani.
A Bologna si sono visti una ventina di rappresentanti delle coop regionali, divisi tra provinciali e di settore. Mentre per oggi è in programma una riunione a livello nazionale, sotto la regia del presidente di Legacoop, Giuliano Poletti. La polarizzazione è sempre più chiara: da un lato i falchi, immagine che può calzare per gli emiliani, che non vogliono mollare posizioni e puntano a mantenere una continuità con il passato, portando alla presidenza Pierluigi Stefanini (numero uno di Holmo), e chiamando il direttore finanziario Carlo Cimbri a fare l’ad. Dall’altro le colombe, composte da pochi degli emiliani, appoggiati dalle coop toscane e da altri «satelliti», come la Manutencoop, che vorrebbero un chiaro segnale di discontinuità. Questo partito, ancorché in minoranza, ha in realtà guadagnato posizioni in questi ultimi giorni sulla scorta del crescendo dell’inchiesta giudiziaria su Antonveneta e del coinvolgimento di Consorte. La crescita di Unicoop Firenze nel capitale di Mps è sembrato un «suggerimento» su come poter pesare di più in Unipol anche attraverso una strada alternativa (Mps è il secondo azionista di Finsoe, dietro a Holmo). Non a caso proprio ieri Egidio Checcoli, presidente di Legacoop Emilia, ha tenuto a prendere le distanze da Stefanini, aprendo ai toscani: «Stefanini è una bella figura di cooperatore ma fortunatamente ci sono anche altri con belle caratteristiche». Un chiaro riferimento a un manager esterno.
Di fronte al contrasto, i «cooperatori» avrebbero comunque trovato un’intesa sull’opportunità di distinguere presidenza da guida operativa, designando un presidente di garanzia per i grandi soci, e un management operativo ben distinto per deleghe e funzioni. Uno schema che potrebbe essere riempito con una soluzione di mediazione: Stefanini presidente, e Cimbri affiancato da due manager scelti all’interno del mondo cooperativo rappresentativi di tutte le diverse istanze presenti in Holmo. Un modello che - ricorda chi sta in Unipol fin da prima che arrivasse Consorte - era quello in funzione ai tempi di Enea Mazzoli e Cinzio Zambelli: non esisteva un plenipotenziario per la gestione, ma sotto al presidente a governare la compagnia era un comitato di amministratori operativi. Questa soluzione avrebbe anche il vantaggio di «tenere buoni» i manager delle seconde e terze linee, in sintonia con Cimbri, e per nulla disposti ad accettare rivoluzioni che considerano inique nei confronti del lavoro svolto in questi anni.
In ogni caso la situazione sarebbe transitoria, per aspettare l’esito dell’Opa su Bnl e arrivare all’assemblea di primavera, chiamata a rinnovare il cda per un triennio.

A questo proposito, secondo il settimanale Panorama, per la presidenza futura di Unipol si starebbe scaldando Filippo Cavazzuti, ex commissario Consob, vicino ai Ds. L’interessato ha subito smentito, dicendo di non avere intenzione di lasciare il vertice della Carisbo (gruppo SanpaoloImi) dove è stato nominato da poco.

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