Gli universitari di Roma? Come gli indios amazzonici

Daje all’oggetto volante! Pesta il foibomane! Qual è la distanza tra le foreste al confine brasilo-peruviano e la facoltà di Lettere della Sapienza? Migliaia di miglia. Ma la velleità di restare «corpo separato» è la stessa. Sulle pendici delle Ande gli «uomini rossi» mostrano giustamente lance ed archi a chi va a fotografarli, infastiditi dall’intrusione. All’università romana gli «uomini in nero» (più anarchici che marxisti, ora che l’Urss non c’è più) cercano di sequestrare i docenti favorevoli a una discussione sulle foibe e corrono a munirsi di spranghe contro il risorgente fascismo. Detto tra noi, meglio gli indios! Verrebbe quasi quasi da chiedere ad Alemanno di non star lì a pensare alla titolazione di una via ad Almirante e di riflettere invece a un bello scambio in blocco tra indios e studenti.

Ma poi spunta una preoccupazione: non è che portati a Roma sceglierebbero il Pigneto per lanciar frecce addosso a spacciatori, ladruncoli e gentaglia? E chi salverebbe poi Alemanno e Berlusconi dall’accusa di scafismo e di aver reclutato squadracce fasciste in Amazzonia?

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