Un tempo gli italiani erano un popolo di santi, poeti e navigatori. Oggi gli italiani da «esportazione» sono quelli del made in Italy, quelli cioè che mettono insieme brillanti intuizioni e autentico buon gusto. Un esempio? Gianni Bulgari, il celebre gioielliere che da qualche hanno - abbandonata la maison familiare - corre «da solista» con il suo nuovo marchio Enigma. Lultima intuizione di questo artista/orafo è, però, unopera di bene. Ha deciso, infatti, di aiutare la raccolta fondi per la ricerca sul cancro mettendo a disposizione il negozio di via Margutta.
Dal 10 al 22 marzo i volontari dellAirc (Associazione italiana per la ricerca sul cancro) affiancheranno i dipendenti della Enigma per la vendita di uova pasquali dautore (le firma di Gay Odin). «Verranno vendute duemila uova praticamente al prezzo di costo - spiega Gianni Bulgari -. Noi speriamo, però, che i clienti più sensibili saranno disposti a dare qualcosa in più dei 20 euro di base».
Il celebre orafo farà la sua parte. In una piccola quota le uova nasconderanno una sorpresa (proveniente dal catalogo della Enigma). «E non solo - aggiunge il gioielliere romano -. Abbiamo deciso di destinare il 20% dellincasso del periodo compreso proprio tra il 10 e il 22 marzo allAirc».
Limpegno di Bulgari a favore della ricerca sul cancro nasce da unurgenza privata e da una considerazione di carattere generale. «Quando una persona cara viene colpita da questa terribile malattia - racconta il gioielliere - ti rendi conto di quanto ancora ci sia da fare per adeguare gli sforzi di medici e ricercatori. Va poi tenuto conto che proprio in tragiche circostanze come queste uno si avvede di quanto poco si faccia nel nostro Paese per favorire la ricerca».
E con il basso profilo che gli è proprio Bulgari ha deciso di mettere a disposizione della ricerca semplicemente se stesso con il suo lavoro. «Certo è - commenta lorafo - che se ognuno nel suo campo si inventasse eventi del genere potremmo trasformare in poco tempo Roma nella capitale della raccolta fondi». «Il problema più grosso - sospira il gioielliere - è che in Italia la beneficenza non è unattività istituzionalizzata come negli altri Paesi. E anche in queste cose bisogna affidarsi alliniziativa dei singoli».
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