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Urgente portare la forza Unifil a 15.000 uomini

Andrea Nativi

Occorre fare in fretta per rinforzare Unifil-2: i timori espressi dal presidente Jacques Chirac solo sono una conferma di una situazione tutt’altro che tranquillizzante. Hezbollah è indebolita, perché a dispetto dei suoi comunicati vittoriosi è uscita prostrata dai combattimenti con le forze israeliane. Ma sarà nuovamente pericolosa e pronta ad eseguire gli ordini di Teheran nel giro di qualche mese, magari proprio in concomitanza con il passaggio di consegne tra Francia e Italia alla guida della missione in Libano.
Ma in Libano non c’è solo Hezbollah. L’intelligence lo ha già segnalato, non serviva davvero la minaccia di Al Zawahiri o l’attentato di Damasco. Per di più il quadro politico libanese resta instabile, lo confermano le continue richieste di dimissioni che arrivano al governo.
È indispensabile quindi approfittare della situazione favorevole per portare Unifil-2 alla sua forza autorizzata di 15.000 uomini. Anzi, è già rischioso aver accettato di dispiegare i contingenti un po’ alla volta e con una tabella dei tempi degna di un’esercitazione. In genere all’inizio di una missione di pace si cerca di mandare sul campo il massimo della forza disponibile, per poi ridurla. In Libano sta accadendo il contrario.
Per ora, oltre ai quasi 2.000 uomini della Unifil-1, con armamento leggero, ci sono un migliaio di italiani e i primi scaglioni del contingente francese, che salirà a 2.000 uomini. Ma Parigi non sottovaluta affatto i rischi, ed è significativo che tra i primi mezzi sbarcati c’è una compagnia di carri da battaglia Leclerc, un nutrito numero di blindati e artiglieria pesante, con pezzi da 155 mm.
Quello che serve per creare e rendere immediatamente operativo un deterrente credibile. Sarà interessante scoprire la dotazione del contingente spagnolo, 1.100 uomini, ma il Tercio de Armada ha in organico carri armati e artiglieria. Il contingente italiano invece è ancora molto leggero. Forse troppo. È vero che la Forza di proiezione italiana non ha in organico simili mezzi, ma non è prudente attendere il cambio della guardia e l’arrivo della Brigata Pozzuolo del Friuli per irrobustire il dispositivo. Anche se al governo i carri armati sono indigesti.
Ci vorranno dunque settimane prima che Unifil-2 possa operare, sia pure con il 50% della forza prevista. Dall’Europa devono ancora partire un battaglione polacco con 500 uomini, quello belga con 400 soldati, una forza «nordica» di 500 uomini e poi i 900-1.000 soldati turchi.
Per quanto riguarda il contingente cinese di 1.000 uomini, per ora c’è l’effetto-annuncio, ma quanto ci vorrà prima che i soldati entrino in azione? Arriveranno prima i genieri promessi da Putin. Quanto ai contingenti asiatici (850 nepalesi, 1.000 malesi, 1.500 del Bangladesh, 1.000 indonesiani) ancora non si sa se e quando saranno in teatro. E in compenso l’India ha manifestato l’intenzione di ritirare il suo battaglione, fulcro della Unifil-1.


Considerando che anche l’esercito libanese è in serie difficoltà ad aumentare le sue forze in Libano meridionale dopo lo sforzo iniziale, Chirac ha davvero buoni motivi per preoccuparsi.

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