Un urlo scritto nel silenzio: «Indegni»

Jacopo Casoni

da Milano

È stato il giorno più duro. Il giorno in cui, più che le parole e le giocate sul campo, in casa Inter sono contati i silenzi e le assenze. Massimo Moratti è rimasto a casa, ha preferito non seguire la stracittadina, se non dalla televisione. Il presidente nerazzurro, Giacinto Facchetti, cerca di frenare ogni illazione, ma il posto vuoto in tribuna autorità non può non fare rumore. «Moratti è molto amareggiato e deluso - spiega Facchetti -, ma, anche se oggi non è venuto a San Siro, non vuol certo dire che non abbia più intenzione di seguire la squadra in futuro».
L'altra assenza e l'altro silenzio si consumano un piano più in alto, un po' più defilati, nella curva interista. Non del tutto vuota, ma orfana del tifo organizzato, degli striscioni abituali e dei cori d'ordinanza. A dire il vero, di striscioni ce n'erano. «Indegni», «Noi non ci siamo perché voi non ci siete mai stati», «Perdere ci sta, ma non perdere la dignità». Questi gli slogan gridati dal silenzio della curva nord. È stata una contestazione senza scontri o violenze prima della gara.
Come se non bastasse la sconfitta nel derby e l'atmosfera a dir poco cupa dell'ambiente interista, al termine della partita ci pensa Adriano a rompere il silenzio. «Ho un contratto - dice il brasiliano - e qui mi trovo bene, ma se i tifosi dovessero continuare a dimostrare che non mi vogliono più, sarei costretto ad andarmene». Ma ecco l'artificiere Facchetti al lavoro. «Oggi abbiamo visto l'Adriano che conosciamo e che speravamo di avere per tutta la stagione. Purtroppo ha avuto dei problemi».
Roberto Mancini elogia comunque l'atteggiamento dei suoi. «Non è andata bene per il risultato, ma la prestazione è stata buona. Nella prima mezz'ora del primo tempo abbiamo giocato bene, poi abbiamo subìto il palleggio del Milan. La ripresa è stata simile, ma sono arrivati l'errore di Figo sottoporta e l'episodio sfortunato del gol, in cui la difesa ha sbagliato e Materazzi è scivolato». Sulla stagione il Mancio non cerca alibi. «In qualcosa siamo mancati di sicuro, altrimenti avremmo vinto qualche scontro diretto in più, ma abbiamo sempre cercato di giocare ogni partita. Tutte, tranne il secondo tempo con il Villarreal». Tra i giocatori, Cordoba invita tutti a riflettere. «Dobbiamo farci un esame di coscienza - incalza il colombiano -: noi, la società, tutti. Credo che qualcuno debba prendere delle decisioni che aiutino l'Inter a risolvere i problemi e a non sbagliare più». Pizarro, invece, si accoda ai mugugni di Adriano e parla del suo futuro.

«Non voglio fare un altro anno in panchina e l'ho già detto a Mancini. Comunque i conti si faranno a fine stagione». Poi chiosa su Moratti. «Non credo che lascerà prima di aver vinto qualcosa». Ieri, però, il posto vuoto sembrava dire, gridare qualcosa di diverso.

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