Usa-Irak: fa tendenza l’informazione faziosa

Caro Granzotto, nel fare un bilancio a cinque anni dall’avvio dell’operazione Irak Freedom, non si può dire che i commentatori siano stati generosi nei confronti dell’operazione in se stessa, ritenuta come ben sappiamo inutile e ingiusta. Della dittatura di Saddam Hussein nessuno ha parlato e così della pulizia etnica ai danni dei curdi. Delle carceri, dell’eliminazione e delle torture cui erano sottoposti gli oppositori del regime, silenzio. E silenzio sugli strettissimi rapporti fra Saddam e il terrorismo islamico. Di contro si è insistito molto sui quattromila soldati americani morti sul campo e sulle 700 o 800mila vittime civili, che però qualcuno limita a 90mila e altri aumentano a un milione. C’è stato un gran dispiego di lettere e testimonianze dei soldati al fronte, tutte deprecanti la sporca guerra imperialista. Per concludere il quadro apocalittico non manca infine la denuncia che, in Irak, una soldatessa su tre ha subito molestie sessuali. È un’informazione obiettiva e corretta?


Per tale viene smerciata, caro Corsi, chiamandola «democratica», aggettivo che ha l’effetto della varechina: sbianca le coscienze dei più inveterati malandrini dell’informazione per i quali è visione distorta e faziosa dei fatti condita a suon di balle. Ci aggiunga che per il giornalismo democratico la seconda guerra del Golfo è diventata la palestra del pacifismo onanista del «senza se e senza ma», dell’antiamericanismo e del filo islamismo (in funzione di piede di porco per aprire nuovi varchi sia all’odio per gli Stati Uniti sia a quello per Israele), del primato del kebab sull’hot dog, della predicazione terzomondista e dell’apostolato multi culturale, etnico e religioso. Una missione condotta a testa bassa, senza star lì a scomodare i fatti. E così si portano le vittime civili a cifre da genocidio, e così non potendo sfruttare nemmeno un caso di diserzione fra i soldati americani li si dipinge vittime di violente crisi di rigetto o, a scelta, stupratori di colleghe (ammesso ma non concesso che una soldatessa su tre sia stata bersaglio di molestie sessuali, correrebbe l’obbligo di ricordare che per gli americani - e per il governatore della Puglia Nichi Vendola - anche uno sguardo in tralice è ritenuto sessualmente molestevole).
La verità è che se anche in Irak non sono tutte rose e fiori, lentamente, laboriosamente, il Paese sta tornando alla normalità e le sacche del terrorismo bombarolo e stragista si fanno sempre più ristrette e circoscritte. Dove prima dettava legge il feroce capriccio di Saddam, oggi siede un Parlamento liberamente e democraticamente eletto. Mica è poco. Intere province sono del tutto normalizzate e mica è poco anche questo. Ma il giornalismo democratico rifiuta di riconoscere che una guerra possa produrre benefici e, meno che mai, che gli Stati Uniti stiano facendo un buon lavoro. Disposto a coprirsi di ridicolo, pur di non ammetterlo. Come quando tirò fuori la storia dei datteri. Ricorda, caro Corsi? Non volendo convenire che gli americani avevano messo a segno il colpo grosso catturando Saddam, si sostenne (Gabriele Bertinetto dell’Unità sostenne) che era tutta una «montatura», tutto un «mistero». A prova di ciò furono portati i datteri di una palma che, nel filmato, compariva «per un istante» alle spalle del tiranno. «Datteri color giallo.

Quando in dicembre i datteri sono - giurava il datterologo e cromologo Bertinetto - di colore marrone scuro». Ergo, gatta ci covava e di conseguenza, per democratico e progressista assioma, gli americani erano dei criminali.

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